Traduzione e commento dei saggi "Von der Schuld" e "Berichte vom Pikadon" di Marie Luise Kaschnitz  di Sara Bragaglio

Traduzione e commento dei saggi "Von der Schuld" e "Berichte vom Pikadon" di Marie Luise Kaschnitz

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2009/2010

Relatore:
Lucia Mor
Correlatore:
Elena Raponi
Corso:

Lingue e Letterature Straniere

Cattedra:

lingua e letteratura tedesca

Lingua:
Italiano
Pagine:
85
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
916.22 Kb

Descrizione Traduzione e commento dei saggi "Von der Schuld" e "Berichte vom Pikadon" di Marie Luise Kaschnitz

La mia tesi ha come oggetto la traduzione e il commento dei saggi von Der Schuld e Berichte vom Pikadon di Marie Luise Kaschnitz. Sono due saggi assai importanti, perché delineano le riflessioni dell’autrice tedesca su un tema molto delicato: la colpa, personale e collettiva, per i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani compiuti in Germania durante la seconda guerra mondiale. L’autrice, discendente da una nobile famiglia alsaziana, è nata all’inizio del secolo scorso ed ha assistito ai momenti più drammatici della storia della Germania. Nella tesi sono ripercorsi gli aspetti più salienti della sua biografia, ovvero l’ambiente in cui è cresciuta e si è formata, le relazioni umane e culturali, le esperienze professionali e di vita. Ha esercitato la professione di libraia in diverse città e grazie al suo lavoro ha conosciuto l’archeologo Guido von Kaschnitz, suo futuro marito, che accompagnerà nei suoi viaggi di studio e lavoro. È sempre stata una donna schiva e riservata ed ha preferito mantenere un profilo basso nel corso della sua vita. Pertanto, durante il dodicennio nero non si è esposta pubblicamente contro il nazismo, nonostante aborrisse tale ideologia. Il suo atteggiamento, che lei stessa definì vigliacco, le fece nutrire un profondo senso di colpa. Perciò, nel secondo dopoguerra, ritroverà quel coraggio che le era mancato e si impegnerà contro la guerra e per la tutela dei diritti umani. Nel primo saggio l'autrice cerca di spiegare la natura di questa colpa, che investe l’intero popolo tedesco. Analizza le radici di quest’omertà, che rende gli uomini involontariamente complici di azioni terribili; secondo lei alla base vi è sostanzialmente la vigliaccheria, un inconsapevole timore reverenziale nei confronti del male. La Kaschnitz vuole spiegare quanto è complesso l'animo umano, vittima di oscuri processi interiori. È amaramente consapevole che il suo saggio non contiene una spiegazione soddisfacente. Invita i paesi vincitori alla comprensione delle ragioni del popolo tedesco, perché ritiene che un atteggiamento duro e intransigente rischierebbe di far precipitare di nuovo la Germania nell’abisso. Nel secondo saggio descrive le terribili conseguenze del lancio della bomba atomica sulla città di Hiroshima, con una ricchezza di dettagli assai crudi e impressionanti, in cui sono raffigurate le sofferenze e le atrocità vissute dai giapponesi. Sono i bambini a raccontare quella terribile esperienza, attraverso i loro ricordi, ma paiono quasi inconsapevoli che dietro la bomba atomica vi era la mano dell’uomo. Tale saggio era stato preceduto da una poesia, Hiroshima, in cui l’autrice immagina il destino dell’aviatore statunitense che ha gettato la bomba sulla cittadina giapponese. Si potrebbe pensare che le conseguenze del suo gesto siano state per lui poco piacevoli, invece la poetessa raffigura il pilota con la sua famiglia nel giardino di casa, in uno scenario apparentemente sereno. La lirica sottolinea l’ingiustizia, l’impunità di un atto gravissimo e la questione della colpa collettiva. Con i suoi lavori l’autrice vuole esortare tutti noi a trovare il coraggio per fronteggiare la guerra e le ingiustizie, per evitare che si ripetano altre catastrofi. La tesi analizza le ragioni della sua svolta letteraria che si trovano nella riflessione sulla vigliaccheria e nella rielaborazione del senso di colpa e che si concretizzeranno in un attivo impegno civile e culturale. La svolta è frutto di una ricerca, sviluppata per uscire da una situazione di disorientamento. Questa nuova visione del mondo ha dato vita a nuova visione letteraria. In questa nuova poetica, risultato della svolta del cuore, troviamo una maggiore adesione del linguaggio poetico alla realtà, essendo più disincantato. Tale percorso di maturazione le ha fatto prendere coscienza della realtà e l’ha portata a confrontarsi con il male, ma anche a ritrovare la speranza nell’amore umano. È una presa di coscienza della drammaticità, ma non vi è disperazione o rassegnazione. La ragione del male resta un enigma, ma la responsabilità è solamente dell’uomo, non di dio, e quindi spetta all’uomo fermarlo. Nella sua nuova poetica l’autrice descrive in modo realistico e consapevole la presenza del male, ma professa anche il dovere morale di contribuire alla sua disfatta. L’autrice sottolinea la necessità dell’assunzione di una responsabilità collettiva. La realtà va conosciuta per quello che realmente è, ma va anche cambiata. Rifiuta la definizione di poetessa delle macerie, attribuitale da una rivista italiana, in quanto lei ha parlato sì della distruzione, ma anche della speranza per ricostruire ciò che è andato distrutto ed ha cercato di trasmettere valori positivi. Con la crisi di significati e di valori cagionata dal nazismo, è necessaria una ricostruzione. La scrittura per la Kaschnitz, è il luogo per realizzare una nuova speranza, la poesia è l'espressione di una nuova civiltà, ma non vuole rimuovere gli orrori.

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