L'aspetto sociale dell'intelligenza: l'interazione tra pari

Il presente lavoro nasce con lo scopo di capire in che modo il contesto sociale possa incidere sullo sviluppo cognitivo, quali sono i meccanismi che ne regolano e ne influenzano la riuscita. La correlazione tra successo scolastico ed estrazione sociale è stata più volte dimostrata attraverso numerosi studi. Già a partire dai test di Binet, che avevano lo scopo di misurare l'intelligenza nei bambini, era evidente il nesso tra Q.I. e categoria sociale di appartenenza. Moltissime ricerche hanno dimostrato come esista una forte correlazione tra insuccessi scolastici e livello socio-professionale dei genitori. Nonostante siano stati introdotti diversi provvedimenti di riforma dei programmi scolastici, la disparità di livello esistente tra bambini, appartenenti a diversi contesti sociali non è stata cancellata. Il problema è ancora attuale e le soluzioni proposte sono differenti. Spiegare come opera il contesto sociale sullo sviluppo individuale non è facile. Una linea di ricerca consiste nell'analizzare le interazioni dirette tra adulti e bambini e tra bambini. La presente tesi prende in esame le interazioni tra pari, chiedendosi quali siano i processi che, intervenendo durante l'interazione, possono dare luogo a un reale cambiamento cognitivo. In primo luogo, si prende in esame la concezione piagetiana dello sviluppo cognitivo, facendo particolare riferimento alla sua teoria degli stadi evolutivi. Viene trattato, quindi, il tema dell'egocentrismo, sia dal punto di vista di Piaget che da quello di un altro importane psicologo, Vygotskij. Sono state evidenziate le differenze presenti tra i due autori, partendo dalla critica che Vygotskij muove nel suo libro "Pensiero e linguaggio” nei confronti di Piaget. Viene poi ripreso il modello piagetiano, con particolare riferimento al ruolo che l'autore attribuisce ai fattori sociali nello sviluppo intellettuale; inoltre, vengono esaminati i suoi lavori sulla formazione del giudizio morale nel bambino. Negli ultimi due capitoli vengono presentati gli sviluppi del pensiero piagetiano, cui hanno contribuito alcuni esponenti della scuola di Ginevra, con particolare attenzione alle ricerche sulla costruzione sociale dell'intelligenza condotte da Perret-Clermont, Mugny e Doise. Nella parte conclusiva del lavoro si sottolinea il ruolo fondamentale dell'interazione sociale per lo sviluppo cognitivo, non considerando, però, il modello piagetiano, basato sulla necessità del conflitto cognitivo, come l'unico in grado di fornire risposte adeguate; vengono, infatti, considerate altre prospettive che prevedono lo sviluppo cognitivo all'interno di situazioni interattive prive di conflitto. Ci si trova di fronte a due correnti teoriche differenti: una punta tutto sulla socialità, l'altra, nonostante riconosca la necessità dell'interazione, ribadisce come non possa esserci sviluppo senza che il soggetto sia pronto. Entrambe, però, hanno cercato di analizzare non tanto il risultato in sé dell'interazione, ovvero le prestazioni individuali che ne sono scaturite, bensì il processo dell'interazione stessa, allo lo scopo di individuare degli elementi costanti che rendono possibili lo sviluppo. Inoltre, le due prospettive teoriche forniscano, ognuna partendo dal proprio modello, una vasta gamma di lavori sperimentali che ne supporta la validità. Si può, quindi, sostenere che solamente considerandole una il completamento dell'altra e riconoscendo la validità di entrambe, si può giungere ad avere un quadro teorico completo che ci permette di affrontare il tema complesso e ampio dell'interazione sociale come motore dello sviluppo cognitivo.