Suttree di Cormac McCarthy edito da Einaudi
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Suttree

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Traduttore:
Balmelli M.
Data di Pubblicazione:
11 settembre 2014
EAN:

9788806223984

ISBN:

8806223984

Pagine:
568
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Trama Suttree

Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - "il colore di questa vita è acqua" e perciò solo "le forme più primitive sopravvivono". Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione. Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere.

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3 di 5 su 14 recensioni

Bello, ma non il miglioreDi R. Manuela-23 marzo 2018

McCarty e un altro pugno nello stomaco. In questo libro si accompagna Suttree, un pescatore, nelle sue giornate. Suttree vive accanto a un fiume in cui forse c'è più fango che acqua. È a contatto con persone che vivono al margine del margine della società: ladri, sgualdrine, bevitori ecc. McCarthy non ci descrive l'antitesi del sogno americano, ma ci descrive un'America che è addirittura difficile da immaginare. Lo "schifo" non è solo la barca di Suttree, lo schifo è ovunque, e solo McCarthy è in grado di rendere questo genere di ambientazioni affascinanti. Rende la povertà pura poesia e le parole entrano nello stomaco e lo contorcono tutto. Molti definiscono Suttree come il capolavoro di McCarthy... Io non condivido, per me i capolavori indiscussi rimangono La strada' e Sunset Limited. Suttree in alcuni punti è stato un po' troppo monotono, anche se in altri è in grado di farti ridere. Insomma bello, ma non il migliore.

Mccarthy sei un genioDi L. Guido-15 maggio 2012

E' un romanzo bellissimo, un frammento di vita di un personaggio che ha saputo vivere ai limiti con un'eleganza e una ingenuità che a tratti lasciano attoniti. Personaggi sorprendenti, atmosfera rarefatta e a tratti visionaria, ironia intelligente e un cinismo che a volte fa male. Ritengo che McCarthy sia uno dei più grandi scrittori americani, senza ombra di dubbio.

La vita di un ubriacone (e non solo)Di C. Edoardo-27 aprile 2012

Pubblicato finalmente in Italia con un incomprensibile ritardo di decine d'anni, acclamato dalla critica come il suo miglior libro, Sutree ci guida tra le giornate del protagonista Buddy Cornelius Sutree. Ubriacone, disoccupato, povero, vive la sua vita tra pesca e bevute, circondato da universo di comprimari delineati in modo perfetto.

ScontatoDi c. angela-22 settembre 2011

Non ho apprezzato affatto questo testo per diversi motivi: il testo presenta una storia che non lascia alcun tipo di spazio riflessivo, si presenta pedante e molto scontata, al contrario! Pertanto, leggendo si intravvedono già i risvolti senza il gusto di poter quantomeno ipotizzare diversi scenari possibili.

Un libro crudo e difficileDi r. paolo-3 agosto 2011

Un libro che ha un forte impatto sul lettore. Ti raggiunge come un pugno nello stomaco, grazie alle sue magnifiche descrizioni in contrapposizione ai dialoghi essenziali e ai silenzi del protagonista. Racconta di uno spaccato d'America degli anni 50, dell'America dei derelitti, dei rinunciatari alla vita, di persone che si lasciano sopraffare dal destino e nulla fanno per cambiarlo, ma si lasciano trasportare dalla corrente del fiume, si lasciano passivamente vivere o forse morire ogni giorno un po' . Siamo molto lontani dall'America che spesso troviamo negli altri romanzi, quella delle grandi opportunità, del sogno americano, quella dove ogni uomo può modificare il suo destino. L'autore riesce a dare dignità letteraria a questi personaggi, i miserabili e i derelitti.

SuttreeDi l. alice-27 luglio 2011

Storia che si snoda lungo la grande storia del wesr americano, ha per protagonista un uomo solo e triste. No, Suttree non è disperato perché è cattivo. Non c'è mica bisogno di esser cattivi per essere disperati. Diceva san Tommaso che la tristezza è il desiderio di un bene assente. Per cui chi è triste crede comunque che esista un bene, e non smette di desiderarlo. Suttree invece ha smesso da tempo di credere che esista un bene, nel senso di un fine, di un senso nella vita. Non ci credeva già quando apriamo il libro, ma pagina dopo pagina la sua visione del mondo e del reale si incupisce sempre più, sotto il peso dei colpi del destino. Suttree non vive, si lascia vivere. Non che non sia attivo e non si dia da fare, anzi. Fa il pescatore, e non c'è giorno che non distenda le sue lenze nel fiume e non le vada a ritirare, e vive di quel poco che guadagna vendendo i pesci gatto ai pescivendoli del mercato di Knoxville. No, Suttree non vive nel senso che dalla vita non si attende nulla. Non ha progetti, prende quel che viene, il male come il bene (e di solito è male). Non ha rimpianti, solo rimorsi. E neanche a quelli dà molta importanza. Ubriacone e bevitore di latte e cioccolata; galeotto e rispettoso della polizia e della legge; senza un dollaro in tasca, eppure prodigo con amici e conoscenti; straccione e cadente, ma capace di pensieri e osservazioni da filosofo poeta, Suttree è un mistero di contraddizioni. Il suo passato ci è sconosciuto, e quel poco che si svela è male atroce. L'unica cosa che sappiamo, e che Suttree ci lascia come cifra della sua vita, quasi a mo' di epitaffio, è che solo Suttree è Suttree. Ma questa non è una conclusione, semmai una confessione d'ignoranza. Si chiude il libro, e di Suttree resta il mistero. Eppure fra disperazione, squallore e miseria, l'itinerario, seppure circolare, si è chissà come arricchito di quel nulla che ha trovato per strada. E come spesso accade con Mc Carthy, il nulla lascia il lettore commosso e perturbato. Ma comunque soddisfatto.