La strada per Los Angeles di John Fante edito da Einaudi
Alta reperibilità

La strada per Los Angeles

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
A cura di:
E. Trevi
Traduttore:
Durante F.
Data di Pubblicazione:
20 settembre 2016
EAN:

9788806232450

ISBN:

8806232452

Formato:
brossura
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Trama La strada per Los Angeles

"Attenzione: colui che entrerà in scena all'inizio di questo romanzo, in qualità di umile spalatore di fossi, è uno dei personaggi più leggendari prodotti dalla letteratura moderna. Attenzione ad Arturo Bandini, il possente scrittore, lo spietato condottiero, l'invincibile mezzofondista, l'amante irresistibile, il tenero figlio che dà sangue e sudore per mantenere una famiglia di femmine parassite. Bandini l'immortale, orgoglio d'Italia e d'America; l'astuto Bandini che nessuno mette nel sacco; egli sta per fare la propria comparsa e conquisterà il mondo." (Sandro Veronesi)

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 7 recensioni

La strada di ArturoDi V. Gianmaria-20 marzo 2012

Arturo Bandini nasce con questo romanzo che a differenza di Chiedi alla polvere ho trovato imperfetto e a tratti noioso, pedante. Il protagonista Arturo Bandini, molto giovane, megalomane, indisponente, razzista, è proprio antipatico e si fatica a comprenderlo, cosa che invece si riesce a fare nei romanzi in cui appare un po' più maturo. Fante pare divertirsi a renderlo odioso, ma nelle pagine si perde la magia e il risultato è scarso.

Un giovane FanteDi u. giovanni-11 agosto 2011

Ho letto tutti i libri con protagonista ArturoBandini. Appare chiaro che in questo libro giovanile il personaggio è appena abbozzzato, allo stato larvale e, purtuttavia, è un persdonaggio che si lascia subito amare. Malinconico, irridente ma, nello stesso tempo irritante e immaturo. Deve essere letto, però, in quanto pur essendo un'opera minore rappresenta uno specchio fedele del tempo

La strada per Los AngelesDi V. Anna-13 febbraio 2011

Libro scritto nel 1937. Pubblicato nel 1976. Arturo Bandini come smbolo, archetipo, maschera, alterego. Ho ltto altro di Fante, ed ho molto apprezzato. Qui qualcsa non va. Fante ha 27 anni quando scrive questo libro; è un ragazzo, forse non ha ancora ben chiara la situazione. Qui ci sono pagine di alto, altissimo livello, ma la verità è che per tutto il tempo stiamo dietro ai deliri, alle fantasie, alle elucubrazioni di questo Arturo, giovane, incazzato col mondo eppure sempre innamorato, cattivo e incattivito eppure capace di commuoversi per dettagli e frammenti. Credo che ciò che manca sia proprio una sorta di esperienza. Qui è tutto troppo immediato, gettato sulla carta, l'impeto di un cuore e di una mente che hanno tanto da dire. E si confondono. E confondono. Il Fante che amo - personalmente - è quello di "Full of life" (1952) : scanzonato ma maturo, disilluso e sensibile, terribilmente caustico e divertente. Qui ancora non ci siamo.

La strada per Los AngelesDi l. silvia-23 settembre 2010

Non nego di aver avuto difficoltà a terminare questa lettura.. non perchè ho incontrato ostilità nel genere letterario ma un ribrezzo nei confronti della storia... o meglio nei confronti del protagonista del libro che è a parer mio uno schizzofrenico che soffre di manie di protagonismo ma profondamente solo e debole. Ci sono pagine e pagine di suoi pensieri dove esaspera ed esalta le sue passioni, dove fa del male agli animali e a se stesso.

Bandini irresistibileDi B. Ilaria-20 settembre 2010

Bandini è da prendere a schiaffi, ma è irresistibile. Un superuomo comunista. In realtà ne conosco parecchi. "Deve essere stato amore, ma poteva anche essere il suo costume da bagno bianco." "Un matto, uno svitato. Fuori di testa, le dico, fuori di testa. Eh già: troppe donne, e della specie sbagliata. Avrebbe dovuto sentire che discorsi. Da pazzo. Il più fottuto bugiardo della contea di Los Angeles. Aveva le allucinazioni. Sogni di gloria delusi. Minacce contro la società."

La strada per Los AngelesDi F. Claudio-4 agosto 2010

Chi pensa che Bandini sia spocchioso, presuntuoso e borioso non ha capito granché di questo libro. Bandini non è realmente così; Bandini ostenta continuamente la sua (presunta) cultura per tracciare un solco tra sé e la miseria, culturale e finanziaria, che lo circonda. Sa benissimo di non essere il grand'uomo di cui indossa i panni. Lo sa perché ammette di non capire niente di Nietzsche, perché è poco convinto delle sue capacità come scrittore, perché è pieno di dubbi e spesso si critica anche piuttosto ferocemente. Arturo riversa la sua "boria" su chi ritiene, a ragione, un ignorante: ne sono esempio la madre, la sorella, il barista, i compagni di lavoro, eccetera. Lui sente di avere qualcosa in più di queste persone, sente di aver qualcosa da esprimere; per questo si è costruito questo personaggio, sbruffone e menefreghista. Per distinguersi. Un bel libro, scritto in un limpidissimo stile caratteristico di Fante, racconta la vita di Bandini prima dell'arrivo a Los Angeles; quando ancora è in casa con sua madre e sua sorella, definite parassite e bigotte.Il protagonista però, in alcuni comportamenti, perde quel cinismo dolce e malinconico che è presente in "Chiedi alla polvere" per abbandonarsi ad un'eccessiva arroganza e brutalità che lo rendono, a mio parere, meno apprezzabile rispetto al capolavoro di Fante.