Per una storia del terrorismo italiano di Angelo Ventura edito da Donzelli
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Per una storia del terrorismo italiano

Editore:

Donzelli

Data di Pubblicazione:
1 marzo 2010
EAN:

9788860364388

ISBN:

8860364388

Formato:
rilegato
Argomenti:
Storia d'Italia, Storia postbellica del 20. Secolo: dal 1945 al 2000
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Descrizione Per una storia del terrorismo italiano

Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni ottanta l'Italia intera fu scossa dal terrorismo politico. Progressivamente sconfitto fino a ridursi a una dimensione marginale e sempre meno in grado di colpire, il terrorismo italiano rimane però uno dei nodi essenziali della nostra storia recente. Non solo esso ha segnato le vicende delle ali più radicali del nostro schieramento politico, ma ha rappresentato un drammatico problema generale per tutte le forze politiche, per lo Stato e per le sue istituzioni, per i suoi corpi di intelligence, di polizia e di giustizia, per gli interi equilibri che ne sono risultati in termini di coesione della compagine nazionale. I saggi di Angelo Ventura, scritti tutti all'inizio degli anni ottanta - nel fuoco più cruento dello scontro - e qui raccolti per la prima volta, sono insieme una testimonianza drammatica di altissimo valore civile e un presupposto indispensabile da cui partire, per chi voglia tentare di costruire oggi una storia del terrorismo italiano. Ventura, professore di Storia contemporanea all'Università di Padova (il luogo forse più denso di trame e di intrecci in quegli anni) pose la sua lucidità di storico al servizio di un'analisi rigorosa del fenomeno, cercando di individuarne nel modo più preciso cause e responsabilità. E per questo motivo pagò di persona il prezzo di un grave attentato.

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5 di 5 su 1 recensione

Per una storia del terrorismo italianoDi M. Marta-20 marzo 2011

Esauritasi la spinta della contestazione tra il settembre e l'ottobre del 1969, le piccole organizzazioni cercarono di darsi una struttura operativa: 221 sigle furono attestate per quanto riguarda la sinistra extraparlamentare, che comprendevano sia gruppi radicali come Lotta Continua, Potere Operaio (da cui sorse l'organizzazione terroristica Prima Linea), Autonomia Operaia, Avanguardia Operaia, sia gruppi terroristici come i Nuclei Armati Proletari e i Comitati Comunisti Rivoluzionari. Il coordinamento di un certo numero di esse, nell'autunno del 1969, prende il nome di Collettivo Politico Metropolitano (CPM), che raccolse operai e tecnici presenti, in particolare, in due stabilimenti: Sit Siemens e Pirelli. Ad essi si affiancarono studenti di diversa estrazione: figli della piccola e media borghesia, ma anche figli di operai. I due filoni principali, che da lì a poco fondarono il gruppo armato, provenivano dalla Libera Università di Trento (Curcio, Cagol, Semeria) e da Reggio Emilia (Franceschini, Gallinari, Ognibene, Paroli, Pelli). Le Brigate Rosse furono la più importante e nota formazione terroristica antisistemica italiana, la sua nascita risale al 1970 e la sua attività fu inizialmente circoscritta alla zona di Milano e provincia. Diversi intellettuali, su posizioni di rottura con il PCI, si avvicinarono all'idea della lotta armata: per tutti l'editore Giangiacomo Feltrinelli che diede vita ai GAP (Gruppi Proletari Armati), fuochi guerriglieri autonomi che non riuscirono a decollare come le BR sia per la morte precoce del fondatore (Feltrinelli morì il 14 marzo 1972: il suo corpo fu rinvenuto dilaniato ai piedi di un traliccio dell'alta tensione a Segrate), sia "a causa dell'improbabile incisività del fochismo guevariano nel particolare contesto della conflittualità sociale che in quegli anni si stava dispiegando in Italia". Le Brigate Rosse restavano dunque il gruppo più forte e organizzato e il passo dalla propaganda armata all'attacco al cuore dello Stato fu breve. Dopo il sequestro di Sossi, il 17 giugno 1974, a Padova, nel corso di un'incursione nella sede del MSI di via Zabarella, furono uccisi due militanti di destra: per le Br si trattò della prima azione mortale. Poche settimane dopo, grazie all'infiltrato Frate Mitra, i carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa arrestarono Curcio e Franceschini a Pinerolo. Il 18 febbraio 1975, come Ulriche Meinhof pochi anni prima, anche Mara Cagol riuscì a liberare Curcio. La stessa Cagol, nel tentativo fallito di rapire per autofinanziamento l'industriale Vallarino Gancia, rimase uccisa nello scontro con i carabinieri. Dopo il successo elettorale del PCI nelle elezioni del 1976 e l'avvio di una collaborazione parlamentare dei principali partiti, comunisti compresi, nei governi della "non sfiducia", un ulteriore salto di qualità: il procuratore generale Francesco Coco e i due militari della sua scorta vennero assassinati a Genova a colpi di rivoltella, venne rapito a scopo di autofinanziamento Pietro Costa e nel 1977 venne eliminato anche il giornalista de "La Stampa" Carlo Casalegno.