Storia della mia gente di Edoardo Nesi edito da Bompiani
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Storia della mia gente

Editore:

Bompiani

Data di Pubblicazione:
17 marzo 2021
EAN:

9788830105614

ISBN:

8830105619

Pagine:
128
Formato:
brossura
Argomento:
Industrializzazione e storia industriale
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Descrizione Storia della mia gente

Storia della mia gente racconta la crisi del sogno di un benessere economico a portata di tutti. Narra di come nel giro di qualche decennio lo scenario della piccola e media industria italiana sia mutato, e di come i suoi successi inseguiti e raggiunti da personaggi incolti e ruspanti spesso sbeffeggiati dal cinema e dalla letteratura appaiano oggi poco più di un lontano ricordo. Edoardo Nesi dà vita a un libro avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l'autobiografia e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell'uragano globale, la sua Prato invasa dai cinesi, e che cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che si ritroveranno più poveri dei propri genitori.

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 29 recensioni

Un po' delusoDi b. grazia-18 maggio 2012

Devo dire che mi ha un po' deluso, forse pensando agli altri premi strega letti... Sono comunque arrivata alla conclusione perché non mi piace abbandonare i libri e poi perché comunque la storia è storia recente e tutti ci riguarda! I problemi della nostra Italia e della nostra economia, di come tante aziende familiari sane hanno dovuto chiudere inesorabilmente !

Storia di imprenditoriDi W. Lina-20 aprile 2012

La vicenda di un distretto industriale, quello tessile di Prato, che negli ultimi anni è stato devastato. Nesi è figlio di imprenditori tessili e sa esprimersi molto bene: ci racconta la sua storia e le cause del fallimento del sistema che per molto tempo ha fatto il sistema "industriale" italiano. Un punto di vista vitale su un'Italia che sta scomparendo.

Storia cosìDi C. Adriana-8 marzo 2012

L'ho letto con tutta la buona volontà, senza pensare che era il Premio Strega, senza pregiudizi, ma alla fine ciò che rimane è proprio poco o quasi nulla. Ho apprezzato e condiviso la critica alla globalizzazione, e devo dire di comprendere appieno le ragioni del disagio, della perdita, e la rabbia, ma per questo motivo lo trovo un'occasione sprecata. Sullo stesso argomento, molto più taglienti ed efficaci ci sono altri romanzi.

Asciutto, piatto e ripetitivoDi V. Giacomo-1 marzo 2012

"Storia della mia gente", ma quale gente? I pratesi? Gli scrittori? Gli imprenditori tessili? Gli ex-imprenditori tessili? Gli intellettuali? Mi aspettavo un disamina della situazione imprenditoriale italiana degli ultimi anni da un punto di vista privilegiato, quello dell'imprenditore appunto. Invece è solo una serie di lamentele e di piagnucolii di un bambino viziato che ha perso il suo giocattolo. Di Nesi come imprenditore non si sente certo la mancanza, di Nesi come scrittore non se ne sente la necessità.

IncertoDi C. Luciano-26 febbraio 2012

Il titolo del libro in questione suggerisce un'analisi abbastanza profonda delle radici di uno scrittore e del personaggio che lo interpreta. Tuttavia questo è un falso suggerimento. La voce narrante sembra riferirsi con assoluto menefreghismo alla sola giovinezza di un protagonista, dimenticando degli eventi promessi a un lettore attento e preciso.

Vittimismo industriale o industria di vittimismo?Di T. Marco-2 ottobre 2011

L'Italia è una florida industria di vittimismo. Basta aprire i giornali. C'è chi è più bravo e chi meno a farsi percepire vittima, ma tutti prima o poi ci provano, soprattutto se devono dare una giustificazione di qualcosa. Io ho la fortuna di essere pratese come l'autore. Qui da noi il vittimismo, tramandatosi da generazione in generazione, ha raggiunto livelli industrializzati. Ricordo perfettamente le chiacchierate in passeggiata a Viareggio fra i vari tessitori, orditori, ritorcitori, etc... Che si piangevano addosso l'un l'altro negli anni 70, negli anni 80, negli anni 90 e se ci andassi ancora e se questi mestieri ci fossero ancora, le sentirei ancora. D'estate si facevano aiutare dai figli a rincorsare, rimpettinare, fare cannelli per i telai. Gli industrialotti invece erano al Forte a piangersi addosso anche loro, poverini, mentre i figli facevano la vita grama del Nesi negli States. Forse per quello i figli degli artigiani l'Università l'hanno finita ed aiutano le aziende in cui lavorano a crescere, mentre i figli degli Industriali si piangono addosso anche nei libri.