Le stanze di lavanda. Il romanzo di un'infanzia armena di Ondine Khayat edito da Piemme

Le stanze di lavanda. Il romanzo di un'infanzia armena

Editore:

Piemme

Collana:
Bestseller
Traduttore:
Lanterna P.
Data di Pubblicazione:
7 settembre 2010
EAN:

9788856615173

ISBN:

8856615177

Pagine:
281
Formato:
brossura
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Trama Le stanze di lavanda. Il romanzo di un'infanzia armena

Sono nata ricca, ma ho visto la mia fortuna involarsi come uno stormo d'uccelli. Soltanto i miei ricordi mi appartengono, sono tante fragili tracce impresse dentro di me. Certi giorni, il sole le illumina; certe notti, rimangono intrappolate in una tempesta di ghiaccio. Vivevamo a Marache, in Turchia, al confine con la Siria. E lì che sono venuta al mondo nel 1901. Mio nonno, Joseph Kerkorian, era armeno. Un uomo importante e saggio, solido come una roccia. Se, dopo l'inferno che ho conosciuto, dentro di me è rimasta una particella di fiducia nell'umanità, è grazie a lui. Avevamo una casa magnifica, e un immenso giardino dai fiori di mille colori. Sono stata amata da mio padre, dalla mamma dai baci di lavanda, dalla sorellina Marie, dal mio impetuoso fratello Pierre e da Prescott, il nostro gatto armeno con un nome da lord inglese. E da Gii, il piccolo orfano ribelle che un giorno, sotto il salice piangente, mi ha dato il mio primo bacio. Erano giorni immensi, eppure non potevano contenerci tutti. Nell'aprile 1915, il governo turco ha preso la decisione che ha precipitato le nostre vite nell'orrore: gli armeni dovevano sparire. Può un cuore dilaniato continuare a battere? E un giardino devastato dare nuovi fiori? Come posso donare ancora, proprio io, a cui hanno tolto tutto? Ascolta Joraya, mia adorata nipote, il racconto di una vita mille volte dispersa.

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4 di 5 su 5 recensioni

Per non dimenticareDi B. Cristina-31 gennaio 2012

Questo libro va letto. Va letto in un momento in cui ci si senta pronti ad affrontare la brutalità più bieca raggiungibile dall'uomo. Va letto in un momento in cui si tende a credere che certi orrori appartengano soltanto al passato. Per ricordare e per non ripetere gli stessi errori. E' un libro che tocca l'anima e non può non commuovere.

Un libro che scava nell'animaDi S. Francesca-15 agosto 2011

Questo libro mi ha rapito sin dalla prima pagina, lo stile aulico della Khayat è riuscito a trasportarmi letteralmente nella vita di Louise, bambina armena con un dono molto particolare, quello di saper addomesticare le parole. Louise ci narra con poesia ed eleganza gli orrori che ha dovuto subire lei insieme a tutto il suo popolo per mano dei Turchi. Ci racconta come questa agghiacciante esperienza la condizioni tanto da non permetterle di amare nessuno, neanche la propria primogenita, tranne coloro che ha perso nella terribile notte della deportazione. Ho pianto molto per questa piccola bambina lacerata, sconvolta dal male che può fare la crudeltà umana. Un libro che fa riflettere e che tutti dovremmo leggere.

Emozioni!Di Z. Eugenia Francesca-29 marzo 2011

Ho pinto leggendo questo libro. La vulnerabilità di un infanzia felice è raapresentata in modo cosi toccante. E' un libro poetico, non solo perchè contiene delle poesie, ma sopratutto per la capacità di far vivere atmosfere e paesaggi. E' un taglio che rimane nella memoria anche per i fatti storici che permette di rievocare.

E che nessuno, mai, dimentichi la nostra storiaDi l. loretta-30 gennaio 2011

Anni fa mi ha sconvolto sapere del genocidio degli armeni. Ma ancora di più mi ha colpito il completo oblio storico. Libri come questo quindi mi interessano molto. Detto ciò, però, il mio giudizio sul libro non è positivo. Nonostante la tragedia e il dolore sono rimasta stranamente distaccata, come ho partecipato poco alla serenità della dolce infanzia armena. E' lo stile che non mi è piaciuto, troppo ampolloso e poetico. Anzi non mi sono piaciute nemmeno le poesie.

ToccanteDi B. Fertile-17 dicembre 2010

La storia ci racconta numerose oscenità e crudeltà umane, tra cui il genocidio degli armeni. Ho accompagnato per mano la protagonista Louise dalla prima all'ultima pagina. Il sentimento che ho provato è stato solidarietà, perchè avrei voluto aiutarla in tutti i modi e in tutti i momenti difficili che ha dovuto affrontare. Un libro che fa riflettere, ma che alla fine riesce a darci anche un messaggio positivo, di speranza.