Il sosia di Fëdor Dostoevskij edito da Garzanti
Alta reperibilità

Il sosia

Editore:

Garzanti

Edizione:
26
Traduttore:
Zveteremich P.
Data di Pubblicazione:
8 Settembre 2003
EAN:

9788811360711

ISBN:

8811360714

Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
18 app bonus cultura per i nati nel 2005libro acquistabile con carta del docente
Acquistabile con il Bonus 18app o la Carta del docente

Trama Il sosia

Storia di uno sdoppiamento psichico che conduce il protagonista alla follia, "Il sosia" affronta un tema caratteristico dell'opera di Dostoevskji: la scissione dell'io, lo scontro tra un io goffo, impacciato, tormentato, eternamente perseguitato e un io sfrontato, aggressivo, covo dell'inespressa "bassezza" che si annida nel profondo. Il racconto si svolge in quattro giornate, con un crescendo di angoscia e frenesia che culmina nella centuplicazione dei sosia davanti allo sguardo ottenebrato del protagonista. Dostoevskij non abbandona un solo istante il suo personaggio e sorveglia incessantemente i progressi della sua pazzia, raggiungendo potenti effetti di terrore e di pietà attraverso un'analisi degli stati d'animo e dei pensieri inesorabile e ossessionante.

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
3 di 5 su 10 recensioni

AngoscianteDi G. Claudia-12 Febbraio 2017

Si tratta di grande letteratura, ma per leggerlo occorre essere lettori avvezzi anche a tematiche complesse e a stili meno scorrevoli. Non è di immediata comprensione infatti il meccanismo secondo il quale al protagonista accade la storia paradossale di essere sostituito in tutto da un sosia, una sorta di alter ego che gli distrugge la vita. Che lo si interpreti come un paradosso o come una manifestazione di tipo psichiatrico è comunque molto angosciante.

Di una modernità sconcertanteDi g. Tommaso-10 Marzo 2012

Probabilmente, fra i romanzi di Dostoevskij letti fino ad oggi, questo mi è risultato il più ostico, più difficile anche de I demoni. Con un'analisi lucida e drammaticamente moderna, Dostoevskij parla del meccanismo mentale della proiezione con decenni di anticipo sulle teorie psicanalitiche freudiane. La tragedia di Goljadkin si svolge per intero nella sua mente: la sua coscienza è spaccata in due, spesso incerta tra sonno e veglia come nella scena iniziale o comunque tra reale e irreale. Come lui, noi lettori assistiamo perplessi e incerti. Non sappiamo molto più di quello che Goljadkin stesso sa. Il nostro punto di vista è il suo. Ma Dostoevskij carica il tema del doppio di una nuova importante valenza: quella psicologica.

CoinvolgenteDi F. Sonia-10 Aprile 2011

Un cammino, passo dopo passo, attraverso il crollo psicologico, fino al raggiungimento della pura, vera e propria follia. Un bel libro, molto interessante e coinvolgente, capace di "mettere in dubbio la realtà". Un classico libro a cui dedicare del tempo.

Il sosiaDi R. Pasqualina-25 Novembre 2010

Letto tutto d'un fiato, questo racconto breve è la storia di uno sdoppiamento della personalità di un mediocre funzionario statale, che vede in un altro essere immaginario del tutto somigliante a lui e che porta il suo stesso nome, condensate tutte le caratteristiche (ambizione priva di scrupoli, capacità di relazione, ecc. ) che sa di non avere, cosa che gli ingenera un forte complesso di incomprensione da parte di chi (colleghi, superiori) lo circonda. L'opera è scritta benissimo, con un linguaggio scorrevolissimo, bellissime le pagine iniziali ironiche e autoironiche circa la capacità di poetare dell'autore stesso, splendide le fughe e gli inseguimenti nella città, ed è stupefancente il fatto che l'autore aveva appena 22 anni quando la produsse, mentre Freud con tutte le tematiche della psicanalisi e del subconscio era di la da venire.

un po' delusoDi r. daniele-12 Ottobre 2010

grande maestria nelle descrizioni, anche psicologiche; ma se paragonato agli altri romanzi di Dostoevskij si resta un po' delusi. Rimane comunque un buon romanzo.

L'immane peso della solitudineDi p. licio-24 Settembre 2010

Nel 1846, con "Il Sosia" Dostoevskij si prefigge l'obiettivo di descrivere un certo disturbo psichiatrico, che anni più tardi sarebbe stato codificato con il nome di dementia precox e, verso inizio '900, con quello di schizofrenia. Un obiettivo certamente arduo, specie per un "novizio" al suo solo secondo approccio con la scrittura, ma nel quale il giovane Fëdor riesce egregiamente. La vicenda si dipana attorno (anche se forse sarebbe più corretto dire "all'interno") alla figura del signor Goljadkin, un normalissimo burocrate di ceto medio; un personaggio, come possiamo aspettarci da Dostoevskij, caratterizzato minuziosamente in tutta la sua psiche, vivido e verosimilmente grottesco; un personaggio che suscita una certa simpatia e anche una certa tenerezza, con la sua goffaggine, i suoi ingenui principî e la sua naturale predisposizione a rendersi ridicolo nei momenti meno opportuni. Il racconto ci lascia assistere, un po' spaesati, alle vicissitudini del "nostro eroe" (come più volte sarà definito nel corso della narrazione), alle prese con il suo subdolo doppio, senza mancare di una discreta vena ironica, che strapperà più di un sorriso nel corso del travagliato viaggio del signor Goljadkin. Il viaggio che porterà alle estreme conseguenze i disturbi mentali del protagonista (tra i quali figurano anche le manie di persecuzione, è bene precisarlo). L'unica pecca di questa grande opera letteraria è l'eccessiva libertà di interpretazione delle tematiche (esclusa ovviamente quella principale) che ci troviamo ad affrontare a fine lettura; è plausibile pensare che vi sia una critica al sistema burocratico della Russia del tempo, intessuto in una rigida gerarchia e permeato di freddi formalismi, ma non ne esiste la certezza; così come non possiamo essere certi di un'eventuale connessione tra lo sdoppiamento del signor Goljadkin e la classica tematica del Bene e del Male. Difetti comunque ampiamente sovrastati dai pregi di questo grande libro, che mi sento assolutamente di consigliare a tutti senza riserve.