Trama Come si dice
L'identità ebraica; l'infanzia, polacca e "socialista"; poi l'emigrazione, il salto forzato oltre oceano, verso un Canada inimmaginato, "profumato di resina"; e da qui ancora il passaggio agli States, "terra di tutte le libertà", alla metropoli, all'età adulta.Certe volte la lingua si inceppa, come se avesse paura di perdere qualcosa nel lasciare schioccare le parole; come se avesse la sensazione di dovere ogni volta cambiare bocca, faccia. Già: quante lingue bisogna possedere? Quante se ne devono saper parlare? E cosa si perde, in ciascun passaggio, che cosa rimane inespresso, non detto, impastato nella lingua?L'ispirazione profonda di questo delicatissimo romanzo migratorio è lo spaesamento, il racconto di un movimento continuo, in cui, alla fine, spetta sempre alla lingua, alle parole, il potere magico e terribile di dare un senso alle cose, di creare il mondo. È così che ogni volta, traducendo, ti perdi: smarrisci inevitabilmente qualcosa del significato originario, e tu stesso ti smarrisci, vagando entro una infinita ricerca di senso. Ma il nodo alla fine si scioglie con l'accettazione della fisicità della propria esistenza, della vita che ci pulsa intorno "qui e ora", e da cui stilla un'armonia profonda che parla tutte le lingue del mondo.
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