«Si ammazza troppo poco». I crimini di guerra italiani 1940-1943 di Gianni Oliva edito da Mondadori

«Si ammazza troppo poco». I crimini di guerra italiani 1940-1943

Editore:

Mondadori

Collana:
Oscar storia
Data di Pubblicazione:
13 febbraio 2007
EAN:

9788804564041

ISBN:

8804564040

Pagine:
230
Formato:
brossura
Argomenti:
Storia d'Italia, Seconda Guerra Mondiale
Acquistabile con la

Descrizione «Si ammazza troppo poco». I crimini di guerra italiani 1940-1943

"Non si ammazza abbastanza!", ammonisce nel 1942 il generale Mario Robotti, comandante dell'XI Corpo d'Armata italiano in Slovenia e Croazia. Nello scenario drammatico e complesso dei Balcani, infatti, l'Italia fascista reagisce alla resistenza jugoslava, albanese e greca con brutale durezza: rastrellamenti, villaggi incendiati, esecuzioni sommarie, internamento di migliaia di civili. In questo saggio Gianni Oliva prosegue la sua rivisitazione delle pagine dimenticate della storia nazionale affrontando il tema, ancora oggi poco noto, dei 1857 ufficiali e soldati di cui fu chiesta l'estradizione per crimini di guerra. Dall'analisi di queste vicende emergono le strategie di controguerriglia, le atrocità inferte e quelle patite, ma, soprattutto, affiorano le ragioni che hanno determinato sessant'anni di oblio creando lo stereotipo degli "italiani brava gente".

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Come i Tedeschi anche gli ItalianiDi c. monica-17 febbraio 2011

Nel 1941 scatta l'offensiva contro il Regno di Jugoslavia da parte delle truppe dell'Asse, in due settimane l'esercito e lo Stato Jugoslavo sono al collasso, si arrendono. Una parte dei territori vengono annessi all'Italia come spazio vitale per gli Italiani, in realtà la maggior parte dei territori occupati furono sfruttati economicamente e politicamente controllati dal Terzo Reich, l'Italia ebbe solo un ruolo di comparsa. Già dal 1925 Mussolini emanò decreti in cui si proibiva l'uso di lingue minoritarie, era proibito la lingua slava nelle amministraioni pubbliche nei bar e nei locali pubblici. Venne imposta l'italianizzazione dei cognomi, vennero soppresse le organizzazioni culturali ed economiche slovene e i loro beni confiscati. Vennero chiuse le scuole slave e licenziati gli insegnanti, i sacerdoti sloveni e croati furono oggetto di aggressioni con devastazioni delle loro canoniche, vennero proibite le funzioni religiose in lingua non italiana. Si bonifica il territorio italiano dalle minoranze slave e croate espropriandone i terreni e il bestiame. L'italianizzazione forzata delle nuove colonie tende alla cancellazione della loro identità nazionale, si italianizzano i nomi delle strade e piazze, si distruggono i monumenti. Nel 1942 i partigiani jugoslavi cominciano le loro offensive contro gli occupanti italiani che rispondono immediatamente agli attacchi. Entrano nei villaggi, devastano depredano uccidono gli abitanti, stuprano donne, scatenano pogrom contro le comunità ebraiche. Gli italiani stessi, una volta catturati dai partigiani vengono brutalmente massacrati. Viene richiesta dal comando italiano di adottare una linea più dura: "Si ammazza troppo poco" dice il Generale Roatta. Si rastrella chiunque anche solo per sospetto, si fucila chiunque, si fanno numerosi ostaggi a scudo per eventuali attacchi partigiani, si arrestano le famiglie di presunti partigiani, si disboscano e si distruggono intere aree abitate e ne si deportano gli abitanti in campi di concentramento sia in Italia che in Slovenia. Anche in questi campi la mortalità è altissima, sovraffolamento, intemperie, mancanza di cibo. Si deportano anche gli ebrei. Alla fine della guerra, delle centinaia di civili e militari italiani accusati di questi crimini, pagarono soltanto quei pochi catturati e processati nei paesi aggrediti dai fascisti o quei pochi processati dagli Alletai in Italia.