Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? di Jonathan Safran Foer edito da Guanda

Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?

Editore:

Guanda

Edizione:
10
Traduttore:
Piccinini I. A.
Data di Pubblicazione:
9 giugno 2016
EAN:

9788823514249

ISBN:

882351424X

Pagine:
368
Formato:
brossura
Argomenti:
Animali e società, Problemi e controversie etiche
Acquistabile con la

Descrizione Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?

Jonathan Safran Foer ci propone una riflessione sul cibo partendo dal ricordo personale di sua nonna, dalla forza che durante la guerra la spinse a rifiutare della carne di maiale che l'avrebbe tenuta in vita, perché non era cibo kosher, e «se niente importa, non c'è niente da salvare». Il cibo per lei non era solo cibo, ma «terrore, dignità, gratitudine, vendetta, gioia, umiliazione, religione, storia e, ovviamente, amore». Una volta diventato padre, Foer ripensa a questo insegnamento e inizia a interrogarsi su cosa sia la carne, perché nutrire un figlio è ancora più importante che nutrire se stessi. Così nasce questo libro, frutto di un'indagine durata quasi tre anni, che è insieme racconto, inchiesta e testimonianza e che invita tutti alla riflessione, indicando nel dolore degli animali - e soprattutto nella nostra sensibilità verso chi è «inerme» e «senza voce» - il discrimine fra umano e inumano, fra chi accetta senza battere ciglio le condizioni imposte dall'allevamento industriale e chi le mette in discussione.

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4 di 5 su 3 recensioni

Se niente importaDi O. Marco-7 luglio 2011

Un vero e proprio j'accuse control o sfruttamento intensivo degli allevamenti. L'aspetto che sempre (e sempre più) mi sconvolge è che tutto questo (la trasformazione brutale del ciclo di produzione degli alimenti, e della carne in particolare) è l'ennesima dimostrazione di come ormai tutto, ma proprio TUTTO, ruoti intorno al denaro e al profitto: non si muove foglia se dietro non c'è la multinazionale di turno. I criminali che ne sono a capo (e parlo delle multinazionali alimentari, farmaceutiche, dell'auto, dell'industria bellica o energetica, oltre che dei loro complici privilegiati, e cioè banchieri e governanti) decidono delle nostre vite molto più di quanto ciascuno di noi sia in grado di percepire, creando letteralmente bisogni artificiosi e dannosi, fino a pochi decenni fa sconosciuti. Ci siamo ormai convinti di aver bisogno di avere sotto il culo un'automobile anche solo per andare a fare la spesa a due isolati da casa, che non c'è convivialità senza tavole imbandite a dismisura così come ci siamo convinti di poter sconfiggere il tedio o la malinconia comprando pastiglie. Il messaggio è chiaro, tutto si compra. E' il trionfo del capitalismo, della logica del profitto in una misura che nemmeno Marx avrebbe potuto prevedere. L'esito che Steinbeck aveva intravisto più di settant'anni fa e dipinto con tragico fatalismo in quel romanzo meraviglioso che è "Furore" si è compiuto nel modo peggiore. Ma se è vero che il confine tra colpa e dolo sta nella consapevolezza, credo siano davvero pochi quelli che oggi, grazie a questo libro e a tutti quelli che l'hanno preceduto e che spero lo seguiranno, possano continuare ad addentare con gusto una bistecca senza sentirsi almeno un po' complici. Chi è senza peccato sì, certo. Ma voglio continuare a pensare che tra peccato e perseveranza ci sia ancora una differenza.

Interroghiamoci su cosa mangiamoDi r. paolo-12 maggio 2011

Viene riportata con oggettività e ricchezza di particolari la realtà degli allevamenti intensivi, che proprio per esigenze letterarie, l'autore ha scelto di visitare personalmente. Al di là dell'aspetto etico, dopo aver letto il libro è impossibile non soffermarsi a riflettere su cosa arriva sulle nostre tavole e rivedere alcune scelte alimentari. Secondo me, un libro che colpisce tutti, vegetariani e non, lo consiglio caldamente.

Se niente importaDi C. Omar-7 aprile 2011

Autore molto esigente con i suoi lettori. Un volume importante, a prescindere dalle proprie scelte alimentari. Un saggio ben equilibrato che, nonostante lo schieramento dell'autore, offre anche punti di vista "contro", e proprio per questo sviluppa molteplici spunti di riflessione. Se ne può riconoscere l'utopia, come si può stabilire che il problema del mangiare carne che è frutto di metodi violenti e inquinanti infondo è solo una piccola parte di quella che è l'aberrazione dell'essere "umano". Cio' nonostante, da qualche parte bisogna cominciare a prendere coscienza. Dopo 2000 anni sappiamo che le nostre azioni non sono mai prive di conseguenze - al nostro silenzio di fronte a certi temi non ci sono più scuse.