
La scultura di sé. Per morale estetica di Michel Onfray
Descrizione libro
Dopo il crollo delle grandi ideologie, la filosofia sembra incapace di offrire strumenti per orientare la propria esistenza: al suo posto, trionfano religioni di massa e mode spiritualistiche. Di contro, in questo volume, Onfray lancia una vigorosa difesa di una morale laica e vitale, al contempo individualista e "generosa", schierando al proprio fianco gli spiriti ribelli della Storia: l'artista e il torero, il dandy e il samurai, il dongiovanni e l'anarchico. Nella sua lotta contro le morali "della rinuncia", Onfray rintraccia la chiave della nuova etica nel tradizionale concetto di virtù: non però quelle cristiane, ma quelle elaborate nel Rinascimento italiano ed esemplificate magistralmente dall'immagine del Condottiere, vero campione della morale estetica.
Recensioni degli utenti
Vizi di forma e di contenuto - 22 ottobre 2010
L'idea di base del libro non è affatto malvagia: delineare un'etica fondata su una visione estetica ed edonistica della vita, tramite non solo la speculazione astratta ma anche con esempi di figure storiche che hanno incarnato questo "ideale". L'idea è interessante, il modo in cui è sviluppata decisamente di meno: a livello formale questo libro soffre di un notevole auto-compiacimento, per cui concetti abbastanza semplici da capire vengono ripetuti fino alla nausea, rendendo abbastanza pedante la lettura per un lettore di cultura medio-alta. Cosa aggravata dal fatto che alcune questioni di fondamentale importanza per un progetto esistenziale, come l'origini e il bisogno dell'amore o dell'amicizia, vengono trattati in modo troppo sbrigativo. A livello contenutistico invece il problema sta nel manicheismo che pervade il testo in questione: malgrado si richiami spesso a Nietzsche, l'impostazione è quella per cui male e bene sono nettamente distinguibili e separati (cosa che avrebbe fatto rabbrividire Nietzsche!), l'uno è legato a tutto ciò che rimandi all'ascetismo, l'altro al piacere immediato; insomma una semplificazione abbastanza volgare dell'anticristianesimo nietzschano. Non è comunque tutto da buttare: ci sono diversi spunti interessanti, come la riflessione sul Condottiero rinascimentale come emblema di una morale estetica.