Satana a Goray

Pubblicato per la prima volta in lingua yiddish per una rivista, Satana a Goray di Isaac Bashevis Singer è un libro metaforico e denso di significati, ambientato nel milleseicento e oggi riproposto in una nuova edizione. Goray, cittadina già distrutta dai cristiani, risorge qualche anno più tardi grazie ad una comunità ebraica. Proprio in questa piccola comunità, verranno gettati i semi maligni dell’eresia del falso Messia, Sabbatai Zevi, attraverso il suo emissario Gedaliya, il quale convincerà gli abitanti del villaggio che operando ogni genere di nefandezza avrebbero affrettato la resa definitiva al male, e con essa la redenzione finale, secondo l’interpretazione del messianismo cabalistico. La storia si svolge attorno al 1666, anno di avvento del Messia, secondo i calcoli della cabala. Tutta la vicenda poggia sulla narrazione di antiche leggende: ogni pagina è fitta di figure di spiriti, folletti, e demoni, presenze fantastiche e magiche, benigne o sataniche, caratteristiche della tradizione ebraica ma soprattutto ostjudisch, che l’autore, come in tutte le sue opere, intende perpetrare e tramandare affinché non se ne perda la memoria. Come intende fare, allo stesso modo, con la lingua yiddish, che continuerà ad utilizzare ostinatamente proprio perché ormai sconosciuta anche alla gran parte degli ebrei suoi contemporanei. Satana a Goray diventa così un libro ancora attualissimo in cui la memoria diventa parte del presente e la salvezza tanto ricercata si trasforma in dannazione.