Ricordare, raccontare. Conversazione su Salamov di Gustaw Herling, Piero Sinatti edito da L'Ancora del Mediterraneo

Ricordare, raccontare. Conversazione su Salamov

Collana:
Le gomene
Data di Pubblicazione:
1 maggio 1999
EAN:

9788883250569

ISBN:

8883250567

Pagine:
68
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4 di 5 su 1 recensione

Ricordare, raccontareDi C. Lello-24 luglio 2011

Questo piccolo gioiellino ha una sua vicenda molto particolare, che vi attirerà. La storia è nota: la casa editrice Einaudi fu la prima a pubblicare in Italia, per intero, 'I racconti della Kolyma'. L'intenzione era quella di farli precedere da una prefazione che fosse costituita, appunto, dal colloquio in questione, tenutosi a Napoli nel 1998. In realtà i racconti vennero poi pubblicati, ma privi della prefazione originariamente prevista perchè considerata troppo sbilanciata sul versante storico-politico. Ora, come si puo' pensare ai gulag senza questo tipo di inquadramento? In pratica è come immaginare un sole senza cielo, un particolare senza il contesto generatore. E, infatti, Sinatti e Herling il colloquio lo pubblicano lo stesso, come è giusto che sia, ché a Salamov si deve quel rispetto che per tanto tempo la cancrena della ideologia ha negato. Vi prego di leggerlo, questo libretto. Qui capirete col cervello quello che il vostro stomaco e il vostro cuore hanno già compreso leggendo 'I racconti della kolyma' . Capire col cervello è fondamentale. Riflettere sullo stile realista di Salamov, che affondava nella materia dell'incubo lucido, permette, infatti, di afferrare in mano la fibra ruvida di certi sogni. Sogni che non si disfano come vapore, ma che sopravvivono coriacei perchè costruiti con la stessa luce dura e crudele del giorno. Del resto, nel gulag, la notte non è evasione, è crollo in un sonno imbevuto di buio. Toccare, capire, ché Salamov è metafisico perchè il gulag trascende se stesso per entrare in ogni uomo; per diventare metafora assoluta della condizione umana. Comprendere che Salamov è poesia, e che per questa buca l'epidermide e penetra dentro. Non lo fa col semplice, laconico, ferro del suo linguaggio. Si fa strada attraverso l'uomo. E focalizzare, poi, il fatto che la letteratura russa è grande quando ci racconta favole perchè è attraverso la narrazione favolistica che passano quei simboli e quelle immagini che si stampano come percorsi sull'anima insegnandole il mondo. E, sul fondo di tutto, però, la consapevolezza amara di Salamov che non basta raccontare, serve vivere. E che scrivere serve soprattutto per alimentare il fuoco del ricordo, perchè nulla si insegna veramente. E nessuno puo' fare davvero esperienza della esperienza altrui.