La questione immorale
- Editore:
Chiarelettere
- Collana:
- Reverse
- Data di Pubblicazione:
- 29 gennaio 2009
- EAN:
9788861900646
- ISBN:
886190064X
- Pagine:
- 205
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- Controllo politico e libertà
Descrizione La questione immorale
Il problema più urgente: riformare la giustizia. Separazione delle carriere, non obbligatorietà dell'azione penale, responsabilità civile dei magistrati, blocco delle intercettazioni telefoniche. Più che l'efficienza della giustizia ai politici sembra stare a cuore il controllo dei magistrati e la garanzia dell'impunità. Questo libro spiega il come e il perché. Basta togliere l'iniziativa al PM e metterlo alle dipendenze del potere politico. O gli si può togliere il controllo della polizia giudiziaria. O limitare le intercettazioni. Mentre polizia, servizi e quindi il governo per motivi di sicurezza possono intercettare migliaia di cittadini. Un enorme archivio segreto. E nessuno dice niente. In realtà molto si potrebbe fare per rendere più efficiente la giustizia. Subito. Tinti, procuratore aggiunto presso la Procura di Torino, lo dimostra. E tutti lo sanno. Ma una giustizia che veramente funzioni fa troppa paura.
Recensioni degli utenti
La questione immorale-2 novembre 2010
Bruno Tinti ha il pregio della chiarezza: mai prima nessuno ha delineato in maniera così netta e forte l'origine della situazione in cui versa l'Italia. Il tutto con un'obiettività degna di un giudice che riconosce i fatti per quelli che sono, e nulla di più. Da leggere sotto l'ombrellone, non per il contenuto (tutt'altro che banale) ma per l'elevato tasso di tossine che il fegato è costretto a smaltire durante la lettura.
doppio amaro in bocca-9 agosto 2010
come già avvenuto nel precedente libro, Toghe Rotte, l'autore elenca la modalità che i politici di entrambi gli schieramenti usano per tentare di asservire l'amministrazione della giustizia al potere politico al fine di garantirsi impunità, nonostante tutto sia risaputo e non comunicato ai cittadini che anzi fuorviati dai proclami del potente di turno che cerca di annientare i magistrati ed il loro lavoro.