Il punto di vista del mostro
- Editore:
Marsilio
- Collana:
- I tascabili Marsilio
- Data di Pubblicazione:
- 10 marzo 2000
- EAN:
9788831774031
- ISBN:
8831774034
- Pagine:
- 240
- Argomento:
- Racconti
Descrizione Il punto di vista del mostro
Brividi di paura ed eccessi di riso in nove racconti che parlano di esibizionismo, incesto, impotenza, ninfomania, coprofagia, magia nera, sadismo: storie scellerate viste dalla parte del mostro, creatura insospettabile che cade nell'abiezione per scelta - magari per ripicca, per collera - o per caso.
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Il punto di vista del mostro -16 luglio 2011
Brevi prose gialle dal contenuto cupo e denso di atmosfere opposto ad un linguaggio invero molto delicato. Nei nove racconti l'autore incanta il lettore parlando di temi abbastanza grevi, quali coprofagia, incesto, esibizionismo, matricidio, patricidio ed omicidi vari strappando ad ogni pagina sorrisi divertiti al lettore e dispiegando tutto il suo immaginario tipico, fatto di lune che sorgono sghembe, piogge torrenziali, città insensibili e malinconiche, ma soprattutto, come sempre, Rugarli usa la lingua italiana in modo encomiabile, cesellando periodi con assoluta maestria, facendo scivolare accanto ad un linguaggio moderno un fraseggio che riecheggia i più grandi narratori italiani degli ultimi due secoli. "Il punto di vista del mostro" è costruito con mano felice, nel suo inanellare storie dalla comune radice, l'autore, riesce a far fiorire ciascuna storia in colori e profumi assolutamente inattesi ed originali rispetto alle altre. Al termine della lettura giunge anche la soluzione, una sorta di spiegazione a tanta mostruosità ed abiezione, perché il mostro è tale, perché, per esempio, uccide due vecchiette all'anno, da dodici anni? Forse semplicemente "perché gli piace", ed in questo il gusto del bello ha la sua parte, accanto ad ogni corpo esecutato ci vuole un cartiglio con una poesia del Pascoli. Macabramente, al termine della lettura, il lettore spera che almeno in tutte le nefandezze cui assistiamo ogni giorno, non si rinunci all'ideale del bello, e si immagina il ghigno mefistofelico di Rugarli che anche questa volta, alla fine di un suo libro, lascia ampio spazio alla riflessione