Trama La prigione di neve
Asta ha sette anni. Il fratello Orion, nove. Le loro giornate sono scandite dai ritmi dei programmi TV, delle letture della Bibbia, di un manuale scolastico e del Big Movie Book. Il loro mondo si articola intorno a questi tre "testi sacri", dalla mattina, quando la madre Loretta esce per andare al lavoro, fino a sera, quando torna a casa. Abbandonati all'universo degli oggetti da cui sono circondati, i piccoli sono prigionieri delle fissazioni maniacali della donna, che per loro ha inventato e perfezionato un sistema di protezione dal mondo reale. La scansione perfetta e monotona del tempo all'interno della casa in cui ogni mattina lei li chiude a chiave contribuisce così a edificare una cortina di menzogne: le finestre sono schermate perché fuori c'è la peste, la gente è quasi tutta morta, i corpi accatastati nelle strade sono preda di orribili bestie. Un universo che Loretta ha costruito secondo la grammatica di un incubo infantile, dal quale non ci si può salvare che isolandosi. Ma ecco, una sera, l'impensabile: la madre non fa ritorno. I bambini l'aspettano per due giorni. Sono affamati. Si spingono così fino alla stanza di lei e scoprono un passaggio che li conduce fuori. E il grande salto verso il mondo esterno, le sue strade sgombre di cadaveri, la sua illimitata libertà. Un mondo diverso da quello dei libri e del cinema, nelle dimensioni delle cose, negli odori, nel significato dei segni. Forse peggiore di quello che si sono lasciati alle spalle. O forse no.
Recensioni degli utenti
La prigione di neve-7 luglio 2011
Parte come un classico romanzo di formazione ma la cosa che stupisce è la sua semplicità, è la sua pacatezza. Rispecchia il pensiero puro di due bambini incapaci di concepire malizia, malvagità, cattiveria, per i quali la parola follia non ha molto significato, e che dopo la follia materna devono comunque fronteggiare la meschineria degli adulti "normali", ed è difficile discernere quale sia peggio. La sofferenza di Asta ed Oberon arriva alla fine ad essere premiata dalla loro crescita interiore, lontana dagli strepiti di un mondo in qualche modo talvolta malsano, ma etichettato come normale. Apparentemente l'unico mondo possibile. Trionfa su tutto l'amore per la loro mamma, inestinguibile nonostante il male patito. Un intenso ritratto dell'infanzia, che tutto sommatato transmette un messaggio positivo.
La prigione di neve-7 aprile 2011
Mi è piaciuto - anzi, posso dire proprio di averlo amato. La trama raccontata nella quarta copertina e i primi due capitoli ricordano un film di Terry Gilliam nelle sue fasi più folli. Penso soprattutto a "Tideland". Tutto sommato era quello che volevo e mi aspettavo. Al contrario, dopo non molto una realtà più pacata fa incursione nella vita dei due fratelli Asta ed Oberon, due creature vittime della follia materna che da anni vivono reclusi in casa, in un mondo inventato dalla genitrice per tenerli lontani dall'esterno, dai pericoli che vi si possono incontrare, e dal dolore che possono portare. Finestre sigillate, televisione monitorata e tante bugie completano il quadro. Poi la fuga accidentale, la scoperta del mondo fuori, una nuova vita. La cosa che più colpisce di questa narrazione - che rientra appunto dopo pochi capitoli nei ranghi di un più classico romanzo di formazione - è la sua semplicità, è la sua pacatezza. Rispecchia il pensiero puro di due bambini incapaci di concepire malizia, malvagità, cattiveria, per i quali la parola follia non ha molto significato, e che dopo la follia materna devono comunque fronteggiare la meschineria degli adulti "normali", ed è difficile discernere quale sia peggio. La sofferenza di Asta ed Oberon arriva alla fine ad essere premiata dalla loro crescita interiore, lontana dagli strepiti di un mondo in qualche modo talvolta malsano, ma etichettato come normale. Apparentemente l'unico mondo possibile. Trionfa su tutto l'amore per la loro mamma, inestinguibile nonostante il male patito. Un intenso ritratto dell'infanzia, che tutto sommatato transmette un messaggio positivo.