I ponti della Delizia di Guido Cervo edito da Piemme

I ponti della Delizia

Editore:

Piemme

Data di Pubblicazione:
20 ottobre 2009
EAN:

9788856609950

ISBN:

8856609959

Pagine:
429
Formato:
rilegato
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Trama I ponti della Delizia

Nel cuore della notte, sul fronte di Caporetto si abbatte terribile l'offensiva austro-ungarica. Il nemico che gli italiani avevano creduto sfiancato, si è ripreso e ora, complice pioggia e nebbia, cala su truppe infreddolite, demotivate e stanche. Impreparate a tanta potenza di fuoco. C'è una babele di dialetti nelle trincee, uomini che maledicono, danno ordini, pregano, e spesso neanche si capiscono tra loro. Per prendere Trento e Trieste hanno mandato a morire molta più gente di quanta ne viva là, osserva il soldato Santini, il socialista della brigata. E poi, avranno voglia quelli di essere liberati? Ma non importa, i generali hanno deciso così, e ormai è lì, immerso nel fango, con le bombe che gli esplodono tutt'intorno, la vita in bilico, legata alla traiettoria di una pallottola. In poche ore lui e i suoi compagni si trovano in fuga, non si parla più di sconfitta ma di disfatta. I "tugnit" avanzano. I soldati allo sbando invadono città e paesi ormai quasi deserti, razziano, devastano, dei civili chi può si da alla borsa nera, gli altri se ne vanno, lasciando tutto. Per sfuggire ai carabinieri, che nel caos tiranneggiano e si lasciano anche andare alla ferocia, Santini e il sergente Tarcisio, intervenuto a difenderlo, si arruolano negli arditi, quelli che si rifiutano di dare le spalle al nemico e gli vanno invece incontro a testa alta.

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5 di 5 su 1 recensione

I ponti della deliziaDi S. Lucia-9 aprile 2011

Molto molto bello. Non so se è un capolavoro, ma vale la pena leggerlo. Ottobre 1917. Le linee italiane cedono davanti alla pressione austriaca, è la disfatta di Caporetto. Le storie parallele di un soldato bergamasco in rotta e di una maestra sfollata di Udine si incroceranno solo per pochi minuti alla fine del libro. Un romanzo semplicemente bellissimo. Avvincente, storicamente ineccepibile. Non si può non restare coinvolti dalle descrizioni dei combattimenti, dal realismo degli episodi, dalla credibilità dei personaggi. Dall'angoscia dei profughi, una mandria disperata costretta a marciare per giorni sotto la pioggia torrenziale, dallo spaventoso marasma in cui si è trasformata la fuga di intere popolazioni. Viene istintivo pensare ai profughi di oggi, oppure ricordare vaghi accenni dei nostri nonni, per confrontarli con l'enormità di quella tragedia che è rimasta semplicemente ingoiata dall'oblio. Non era facile per niente, raccontare semplicemente di una fuga, inanellare episodi, eppure ci si affeziona ai personaggi che vanno e vengono come avviene nella vita, appaiono e muoiono, senza restare inchiodati nella storia per esigenze narrative. Anche i sentimenti, i pensieri, la percezione stessa della guerra da parte dei personaggi sono realistici, e questo non vuol dire affatto esasperati. E poi l'autore è bravissimo nell'utilizzare personaggi caratteristici della letteratura d'appendice: il soldato umile e valoroso, la maestra, l'orfanella, il prode ardito, il coro dei commilitoni, ma lo fa - e gli riesce soprendentemente bene - in maniera moderna, trasformandoli in persone vere e credibili. E la guerra - questa guerra - è descritta nella sua quotidianità con una precisione ed un dettaglio rari e preziosi. E mi piace tanto il finale, che senza dire nulla sembra preannunciare il congresso di Peschiera, e la linea del Piave e la rivalsa, ed "i resti di quello che fu il più potente esercito del mondo stanno risalendo disordinatamente...". Bello, bello, bello.