Pirandello e «Lazzaro»: il mito sulla scena
- Editore:
Edizioni dell'Orso
- Collana:
- Contributi e proposte
- Data di Pubblicazione:
- 1994
- EAN:
9788876941597
- ISBN:
8876941592
- Pagine:
- 256
Descrizione Pirandello e «Lazzaro»: il mito sulla scena
Parlare di miti in Pirandello significa riferirsi alla sua ultima e forse meno frequentata produzione: La nuova colonia, Lazzaro e I giganti della montagna. Essi si pongono, all'interno della sua poetica, come laboratori sperimentali e come naturali tappe/compendio di soluzioni tecniche, in quanto alla forma e alla scena, e come fisiologiche focalizzazioni di scelte tematiche, in quanto al pensiero e al contenuto. Traguardo dell'intero cammino culturale dell'uomo Pirandello, i miti sono come un sicuro approdo dopo una lunga, tempestosa navigazione esistenziale, come un ubi consistam a lungo sperato contro ogni speranza, ma anche come un cifrario che custodisca e adombri, e allo stesso tempo sveli, offrendone un'indubbia chiave di lettura, gli estremi quesiti dell'uomo. In essi, infatti, i punti interrogativi, di cui è disseminata l'intera precedente produzione pirandelliana, tentano caparbiamente di diventare punti fermi. I miti pirandelliani, quindi, oltre ad essere una trilogia drammatica, costituiscono delle tesi programmatico-esistenziali, volte a illustrare un'unitaria e universale visione della vita. Così, essi racchiudono, frammisti all'immaginario e al sacro, i valori e gli ideali dell'esistenza, quasi ostensori dove la verità è, sì, manifestata ma anche relegata nello sfondo, e velata dai fregi preziosi e dal cristallo della teca; o loci conclusi dove l'Arte si è re-impastata a tal punto alla religio da non poterne essere più distinta. Lazzaro, dunque, che solo in maniera nominale e metaforica prende spunto dall'omonimo personaggio della vicenda evangelica essendo un'esemplificazione drammatica della resurrezione/rinascita fisica e interiore dell'uomo, rappresenta il tema della morte e dell'oltre. Meglio, racchiude, illuminate dalla luce della charitas del Cristo, le realtà oscure del fine e della fine della vita: la partenza dalla terra, l'esistenza dell'altro mondo e il ritorno da quello in questo. L'opera fu rappresentata in prima assoluta a Huddersfield, in Inghilterra, il 9 luglio 1929. Ma la sua gestazione/composizione risale ad almeno un anno prima, al luglio del 1928. In Italia, invece, sarà messa in scena a Torino, al Teatro di Torino, della Compagnia di Marta Abba, cinque mesi dopo, il 7 dicembre 1929, riportando un enorme ed insperato successo.
Recensioni degli utenti
Saggio scrupoloso-26 luglio 2011
Non credevo che su un dramma così breve come il Lazzaro potessero farsi tante disquisizioni. Chiaramente è una mia mancanza, perché se l'opera da cui l'analisi di Bullegas attinge merita almeno una lettura, altrettanta ne merita il suo saggio, che analizza il testo pirandelliano in maniera estremamente attenta e senza sbavature. Della produzione dell'autore è probabilmente il solo scritto che non ho trovato fastidiosamente accademico.