Pioggia

L'opera è costituita da due racconti distinti fra loro e come filo conduttore c'è la bellezza dei luoghi orientali dove sono ambientate le storie, in cui i protagonisti sono degli imprevedibili religiosi occupati dalle loro opere umanitarie e di cristianizzazione e dalla salvezza delle anime. Entrambi sono racconti piccoli e fluidi, ricchi di mistero e di profonda sapienza, grazie a una poesia arcaica semplice e nascosta che aleggia nelle descrizioni degli ambienti e dei personaggi descritti, nonostante il pessimismo cupo e freddo dello scrittore e la sua triste visione del mondo.

Due racconti brevi: il primo posso solo dire che è straordinario, Non c'è una parola di troppo, eppure tutto si intuisce: si odia il missionario fanatico che giorno dopo giorno, con un accanimento da carnefice, costringe le persone che gli stanno intorno a piegarsi alla sua morale, usando tutti i mezzi possibili: il ricatto, il boicottaggio, l'aperta ostilità con la collusione delle forze dell'ordine. Ciò che fa agli altri è terribile, a maggior ragione perché la sua ferocia e la sua smania di potere sono ammantate di perbenismo religioso e lui si sente l'unico puro, il guerriero della fede, autorizzato quindi a compiere qualsiasi bassezza. La conclusione è un gioiello (e perdipiù incontra in grossa parte le mie convinzioni al riguardo) . Il secondo racconto, più giocato sulle corde dell'ironia, è molto piacevole ma meno riuscito

Alienante, non c'è un'altra parola per definire questo libretto. Racconto perfetto del duello morale e mortale tra un predicatore fanatico e una prostituta spregiudicata, sullo sfondo esotico e straniante di un'isola dei mari del sud su cui la pioggia cade incessantemente "con una crudele ferocia che appariva anche troppo umana". Magnifico esempio della maestria di Maugham, narratore mai esagerato, parsimonioso e delicato quand'anche tratti di passioni e tormenti devastanti.

Il primo dei due racconti e', senza esagerare, perfetto: feroce e inesorabile come una tagliola. Non c'è una parola di troppo, eppure tutto si intuisce: si odia il missionario fanatico che giorno dopo giorno, con un accanimento da carnefice, costringe le persone che gli stanno intorno a piegarsi alla sua morale, usando tutti i mezzi possibili: il ricatto, il boicottaggio, l'aperta ostilità con la collusione delle forze dell'ordine. Ciò che fa agli altri è terribile, a maggior ragione perché la sua ferocia e la sua smania di potere sono ammantate di perbenismo religioso e lui si sente l'unico puro, il guerriero della fede, autorizzato quindi a compiere qualsiasi bassezza. La conclusione è un gioiello (e perdipiù incontra in grossa parte le mie convinzioni al riguardo). Il secondo racconto, più giocato sulle corde dell'ironia, è molto piacevole ma meno riuscito.

Trovo straordinaria questa collezione di racconti ambientati in Malesia e a Singapore. Undici racconti, il primo dei quali dà il titolo al libro (Pioggia ed altri racconti). I protagonisti sono i coloniali, i piantatori, i diplomatici, le loro mogli, i loro servitori, gli amministratori della giustizia, i missionari, le malesi , le cinesi che ruotano intorno ad una società bianca in miniatura che tenta di ricostruire lontano dalla patria una piccola miniatura di patria. I piccoli tic, le piccole ossessioni (giocare a tennis, giocare a golf, bere al circolo, giocare a bridge), leggere i quotidiani, benchè vecchi di sei settimane, costituiscono i passatempi di questa strana popolazione bianca, al tempo stesso integrata e avulsa dalla società locale. Le figure tratteggiate sono piuttosto simili, a volte le descrizioni si ripetono, le caratterizzazioni dei malesi come timidi e permalosi, il dramma delle passioni e dei triangoli amorosi, che sfociano a volte in drammi a volte in tragedie . E' senz'altro uno spaccato interessantissimo e vivissimo del mondo coloniale sia inglese che olandese dell'immediato dopo guerra (prima guerra mondiale), che la penna di Maugham descrive con disincantato cinismo.

"Pioggia" si compone di due racconti, il primo è quello che dà il titolo al libro, il secondo è "Il reprobo". Due racconti per mostrare le capacità narrative di Maugham: il primo, una storia drammatica, il secondo una storia piuttosto comica. Due assaggi della grande roduzione maughamiana. Bellissimo, come sempre.