La pelle di Curzio Malaparte edito da Adelphi

La pelle

Editore:

Adelphi

Collana:
Fabula
A cura di:
C. Guagni , G. Pinotti
Data di Pubblicazione:
20 ottobre 2010
EAN:

9788845925283

ISBN:

8845925285

Pagine:
379
Formato:
brossura
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Trama La pelle

Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell'ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l'anima. Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la ragazza che in un tugurio, aprendo "lentamente la rosea e nera tenaglia delle gambe", lascia che i soldati, per un dollaro, verifichino la sua verginità; le "parrucche" bionde o ruggine o tizianesche di cui donne con i capelli ossigenati e la pelle bianca di cipria si coprono il pube, perché "Negroes like blondes"; i bambini seminudi e pieni di terrore che megere dal viso incrostato di belletto vendono ai soldati marocchini, dimentiche del fatto che a Napoli i bambini sono la sola cosa sacra. La peste è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null'altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l'anima, come un tempo, o l'onore, la libertà, la giustizia, ma la "schifosa pelle". E, forse, la pietà: quella che in uno dei capitoli di questo romanzo spinge Consuelo Caracciolo a denudarsi per rivestire del suo abito di raso, delle calze, degli scarpini di seta la giovane del Pallonetto morta in un bombardamento, trasformandola in Principessa delle Fate o in una statua della Madonna.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 4 recensioni

Napoli e gli AlleatiDi m. giancarlo-2 luglio 2022

Esattamente dopo un anno torno a leggere il bravo Malaparte, ora a Napoli e non in giro per l'Europa come con Kaputt. Il libro e' senza dubbio interessante con i suoi crudi ed estrosi aneddoti. Un autore particolare, ottimo narratore.

Da leggere e meditareDi D. Rosario-14 marzo 2018

Perché Malaparte non è entrato nella cultura popolare italiana e rimane ancora oggi confinato a una élite ristretta? La pelle racconta, fra realtà e finzione, la Napoli liberata dagli alleati, dove avvengono le peggiori corruzioni dell'animo umano per istinto di sopravvivenza. Realtà e finzione si diceva, ma dove finisce la prima e inizia la seconda?

La migliore opera di MalaparteDi B. Raimondo-16 aprile 2011

Forse il migliore libro di Malaparte. Come struttura superiore a Kaputt, e anche come libertà espressiva. Qui Malaparte si permette di essere ancora più visionario del solito. Le vicende sono una narrazione storico romanzata degli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, vissuti per lo più a Napoli, mentre gli Americani si preparavano a risalire la penisola. La tragedia, la povertà sociale, umana, e i suoi modi di manifestarsi nella stupenda città sono il cuore di questo libro. Bellissimo, di una grande crudeltà, fastidioso a volte per i forti accenti cinici, e poi straziante per il grande senso di empatia.

La pesteDi d. dario-14 aprile 2011

Questo è uno di quei libri che ti si stampano dentro. Malaparte impersona l'italia dell'epoca, trasmettendo la triste realtà di un popolo appena devastato dal feroce invasore e subito preda del nuovo straniero e dei suoi dollari. Per le vie di napoli tutto è in vendita, persino i bambini a scopi sessuali. Leggendo il libro si viene presi dallo sconcerto, come l'autore che girando insieme agli ufficiali americani; allibito e sconcertato fa notare a costoro come cose del genere non si siano mai viste fare da questa gente, fiera indomita. Non capiranno mai gli americani cosa significhi perdere la dignità, loro che non ne hanno avuta in quei giorni di Napoli. "Non posso abbandonare i miei morti Jimmy... Se tu sapessi che Cristo giace fra loro, fra quei poveri morti, lo abbandoneresti?". "Non vorrai darmi a intendere - disse Jimmy - che anche Cristo ha perso la guerra". "E' una vergogna vincere la guerra", dissi, a voce bassa.