Patrimonio. Una storia vera di Philip Roth edito da Einaudi

Patrimonio. Una storia vera

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Traduttore:
Mantovani V.
Data di Pubblicazione:
16 giugno 2009
EAN:

9788806199418

ISBN:

8806199412

Pagine:
187
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Trama Patrimonio. Una storia vera

Il libro, come recita il sottotitolo, è una storia vera. Protagonista è Hermann Roth, il padre di Philip. Hermann è un vedovo di ottantasei anni, agente di assicurazioni in pensione, conosciuto un tempo per il suo genio, la sua forza e il suo fascino, che ora lotta contro un tumore al cervello. Colmo di amore e attenzioni, di ansia e terrore, Philip accompagna il padre in ogni momento di questa enorme esperienza, lungo il calvario di una dilatata agonia. Il figlio condivide l'umore e le miserie che il malato è costretto a subire: consulti medici, l'orrore del decadimento fisico, l'attesa inumana della separazione finale. Gli episodi memorabili si accumulano: il figlio che paragona la fredda tomografia del padre al calore della propria biografia; il confronto del suo lascito patrimoniale con quello di un taxista psicopatico; ma anche il concerto di musica da camera suonato dagli amici per Hermann; o Philip che telefona a Joanna, una compagna d'università, per calmare le proprie angosce.

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
4 di 5 su 6 recensioni

Fra i migliori di RothDi L. Mara-26 marzo 2012

L'ennesima conferma di Roth. Una storia, la sua e del padre, che potrebbe essere quella di qualsiasi essere unamo della terra. Durante la lettura si arriva a pensare che potrebbe scrivere chiunque un libro del genere. Provateci. Quando ho capito da dove veniva il titolo sono rimasto fermo a pensare. E mi sono detto: la sua letteratura è il mio vero patrimonio.

Patrimonio. Una storia veraDi M. Gerardo-20 luglio 2011

Sull'onda del successo dei suoi ultimi romanzi, Einaudi fa uscire questo raconto apparso in origine negli anni 80. La qualit della scrittura é quella a cui Roth ci ha abituati, rispetto ad esempio a Everyman cambia un p la prospettiva, in questo libro lo scrittore é un 56enne che osserva da fuori la morte del padre, negli ultimi é un ultrasettantenne in cui evidentemente la paura della propria morte é subentrata con grande urgenza, questo fa s che ad esempio Everyman abbia qualcosa di pi struggente di cui Patrimonio - pur come detto di grande livello - é privo. Valso comunque la pena, e con Roth é sempre cos

Patrimonio. Una storia veraDi R. Lucia-19 luglio 2011

Forse è il roth migliore, sicuramente quello che mi ha regalato le migliori emozioni. Lucido (nella sostanza) e levigato (nella forma) come una freccia appena forgiata, che sa andare dritta e dolorosa alla sorgente della grande letteratura. Sentimentale nel senso più alto del termine. Non c'è traccia del cinismo che Roth paventa nell'ultima frase. Il monito finale è perfetto e disperante. Non c'è paragone con altro, secondo me. Leggetelo e fatelo leggere.

PatrimonioDi M. Carlo-14 maggio 2011

Una narrazione a metà tra il sogno e l'incubo, rarefatta... L'approssimarsi straziante della morte del padre Herman. Il dolore, la malattia, la debilitazione, il confronto generazionale, i ricordi, tematizzati da un grande vigore narrativo e da una scarna e sperimentata ironia ai limiti del cinismo. Il dialogo con il brutale taxista, l'incontro con Primo Levi, il distensivo sogno finale sono luminose ed inaspettate isole narrative. Roth può anche fare a meno del Nobel...

PatrimonioDi S. Silvia-21 febbraio 2011

Una potenza, come ci ha abituato nel corso della sua carriera. Leggere un romanzo di Philip Roth è come affrontare un fiume in piena, si viene travolti e non se ne esce come prima di esserci entrati. Soprattutto un libro come questo, così personale perché narra le sofferenze e la malattia del padre dello scrittore, e al contempo così universale perché tocca le corde più intime e sensibili dell'animo, in particolar modo di chi, come me, sta vivendo oggi un'esperienza di malattia con il proprio genitore. Se ne esce stremati, sofferenti, e gonfi di lacrime. Se ne esce anche aiutati e consolati, motivati ad andare avanti sulla strada della vita, più sensibili e attenti e soprattutto con un grande insegnamento, che Roth scrive nelle ultime quattro parole del libro "Non devi dimenticare nulla". Un grande libro, grondante amore. Amore per "il padre, con tutto ciò che c'è da odiare in un padre e tutto ciò che c'è da amare". L'omaggio di un figlio a un grande uomo, simbolo di forza di volontà e di solidità, che, nonostante gli effetti della gravissima malattia che lo ha colpito, mantiene intatta la caparbietà di chi si è fatto da solo, dopo aver superato tutte le difficoltà di un ebreo della prima generazione nell'America degli anni quaranta. Un padre che viene raccontato da suo figlio, con tenerezza, senza pietismo né banalità, in episodi significativi dell'esistenza per trarne un ritratto che, come un filo sottile, lega il passato, la giovinezza, con il presente, la vecchiaia e la malattia, in un intreccio inscindibile che si evolve, come la vita che procede inesorabile, attraverso uno scambio continuo di ruoli tra padri e figli, tale per cui si è padri dei propri figli fino a divenire figli dei propri figli: il filo che collega non si spezzerà mai, è saldo e indistruttibile, si chiama amore. "Devo ricordare con precisione mi dissi- ricordare ogni cosa con precisione, in modo che quando se ne sarà andato io possa ricreare il padre ha creato me".

Padre e figlioDi S. Silvia-18 luglio 2010

Philip Roth racconta in Patrimonio gli ultimi anni di vita di Hermann Roth, suo padre, malato di cancro. La narrazione riporta le realtà nuda e cruda di un figlio che vede il proprio padre tornare bambino e mostra il contraddittorio rapporto che ne scaturisce. Molto bello e toccante.