Paradosso del gatto di Schrödinger di Lodovico Mancusi edito da Gruppo Albatros Il Filo

Paradosso del gatto di Schrödinger

Collana:
Nuove voci
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2008
EAN:

9788856705423

ISBN:

8856705427

Pagine:
145
Formato:
brossura
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Trama Paradosso del gatto di Schrödinger

Un vecchio malato soggetto a improvvise perdite di coscienza e un'Entità sconosciuta che in lui sembra nascondersi e progressivamente conformarsi ai suoi ricordi, fino ad assumerne completamente la personalità. Intorno a queste due figure altri personaggi vivono normalmente incapaci di comprendere, perplessi su quanto avviene e che interpretano come eventi paranormali. La paura della morte che incombe pian piano si stempera in una visione rassicurante che l'Entità propone in cambio della vita dell'uomo malato ormai agonizzante. Un romanzo con dentro altri romanzi; i personaggi che ruotano intorno al vecchio sono a loro volta protagonisti di altre storie, vivono e hanno vissuto altri problemi; si affacciano temi pieni di interesse come la bioetica, il rapporto con il paranormale, l'esperienza artistica...

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Commento del prof Giuseppe Anziano. Seconda parte,Di M. Lodovico-15 febbraio 2009

Al di sopra di tutti, però, c’è l’Entità che è sempre presente nel romanzo, permeando di sé quasi tutti i personaggi. Prima del colloquio finale tra Ugo e l’Entità su argomenti profondi, riguardanti l’Infinito-per Ugo è qualcosa oltre il confine della conoscenza, per l’Entità, invece, è “quello che è, l’Essere”, nel quale “non esiste né un prima né un dopo, ma il mentre è” e sul concetto di Spazio e Tempo –l’Infinito” è in ogni luogo, dove non ha bisogno di tempo, e non ha né inizio nè fine,quindi, non ha spazio” - c’è da riportare un altro episodio importante. Il vecchio, in uno stato di semincoscienza, afflosciatosi sulla poltrona con in mano il libro di Letteratura latina del nipote, porge all’Entità l’opportunità di immedesimarsi dapprima in Cicerone –si parla del II libro delle “Tusculanae Disputationes”, dal titolo “De tolerando dolore”, sulla sopportazione del dolore, nonché sul disprezzo della morte, l’attimo estremo della vita, lo spegnersi della scintilla vitale-, successivamente nella Natura, identificata in Lucrezio, - dalla sua opera è riportata l’invocazione a Venere-, e nel boschetto vicino ad Atene, percorrendo la rupe dell’Acropoli e scivolando verso l’Acquedotto delle nove canne, poi di nuovo in Cicerone, della cui filosofia –medicina doloris- parla, quando tratta del dolore che è “il più grande di tutti i mali, maggiore anche della turpitudine” Nel romanzo c’è spazio per un argomento molto attuale, quello della donazione degli organi : la discussione ha origine dalla lettura da parte di Mirella del romanzo che Claudio stava scrivendo sui trapianti e da un episodio di cronaca relativo alla donazione degli organi di un bimbo di dieci anni, i cui genitori, dapprima consenzienti all’espianto, successivamente si rivolgono ad uno studio legale sostenendo di essere stati costretti e chiedendo consigli su un’eventuale azione giudiziaria. Mirella dichiara con argomentazioni, in cui all’interesse scientifico si sostituisce quello umano, morale, religioso, di essere contraria a tale intervento, a differenza di Claudio che sempre con argomentazioni di interesse scientifico dimostra che, una volta che è avvenuta la morte cerebrale, non è eticamente scorretto donare gli organi. Altro argomento importante, di carattere prettamente scientifico, è affrontato da Claudio nella dissertazione sulla Fisica Quantistica di Plank, fisico tedesco, premio Nobel 1919 e di Schrodinger, fisico austriaco, premio Nobel 1933, sul “Paradosso del gatto” “un esperimento mentale ideato per dimostrare come la realtà del livello subatomico della materia è diversa da quella macroscopica che noi percepiamo” e sull’omeostasi, cioè “sulla proprietà degli organi viventi di conservare relativamente costanti alcune caratteristiche interne, sebbene disturbate da fattori ambientali interni ed esterni”. L’opera seria e complessa per la materia nuova che viene trattata si avvale di un linguaggio ora lineare, ora scientifico. Lo stile, infatti, generalmente pacato, espressione della sensibilità e delle idee dell’autore, è un esempio luminoso di prosa che, pur nella profondità e complessità dei temi etici, filosofici, scientifici trattati, non rinuncia mai alla limpidezza e all’armonia. In verità la presenza di un lessico appartenente al linguaggio prettamente e specificamente scientifico, proprio della terminologia medica, può provocare qualche difficoltà per la lettura, ma questo, certamente, non inficia il sostanziale carattere divulgativo del discorso, sempre logico e consequenziale nella sua essenza. Il che non è di tutti. GIUSEPPE ANZIANO

A - Commento del prof Giuseppe Anziano.prima parteDi M. Lodovico-15 febbraio 2009

In un’epoca contrassegnata da forme d’arte nuove e da tecniche avanzatissime in ogni settore il romanzo, che ha origini remote, ha riaffermato la propria presenza nel mondo contemporaneo, nel gusto del pubblico, in virtù, anche, di una molteplicità di strategie e di forme narrative, che gli hanno dato una connotazione diversa (storica, filosofica, realistica, scientifica, psicologica, umoristica, autobiografica). “ Paradosso del gatto di Schrodinger” di Lodovico Mancusi non è ascrivibile a nessun genere specifico, a nessuna delle forme predette, anche se, a mio avviso, l’elemento autobiografico e quello storico/ scientifico/sociale hanno un rilievo preponderante. Attento e sensibile ai problemi più inquietanti del vivere quotidiano, attraverso la sua indagine aperta a nuove prospettive inerenti la medicina, la biologia, la fisica quantistica, la manipolazione del patrimonio genetico dell’individuo, concentra sempre la sua attenzione sull’uomo , sul meccanismo della vita interiore, sul dinamismo della mente e dello spirito. Pertanto, più che all’intreccio dà spazio, in una prospettiva sostanzialmente individualistica, al dibattito, alla discussione sui grandi temi psicologici, morali, sociali del tempo, nell’intento di sviluppare le tesi in cui fermamente crede. Parlando dell’opera, di cui puntuale ed incisiva è la prefazione della prof.ssa Nadia Andriolo dell’Università degli Studi di Verona, partendo dall’analisi dei personaggi e delle situazioni, si avverte l’esigenza da parte di Lodovico Mancusi di proporre, al di là del dialogo su argomenti seri, culturalmente rilevanti, tra Ugo, un vecchio affetto di cancrena alla gamba, non sempre “sui compos”, in quanto a momenti di lucidità alterna altri di completa incoscienza, assistito amorevolmente dal figlio Claudio, medico, e l’Entità, figura incorporea, che, a poco a poco, per un processo osmotico, si immedesima in lui, fino ad assumerne la personalità ( Cap. XV ) , l’ideale di una vita autentica, vissuta al di fuori e al di sopra delle convenzioni sociali, del piatto conformismo, ispirata ai principi dell’amicizia, della solidarietà e dell’amore. Passando ad un’analisi più puntuale dell’opera, al di là del dettaglio con cui sono descritti gli ambienti ( ad es., il salotto di Claudio è impreziosito da due statue di ceramica vietrese della ditta Solimene e da un lampadario di Marsura ), notevole è il rilievo che vien dato ai personaggi, di cui è delineato soprattutto l’aspetto fisico e caratteriale. Ugo, con gli occhi enormi nel viso scavato per la sofferenza, cultore di poesia ed appassionato di enigmistica, è una figura toccante nella sua pacata rassegnazione, nel modo con cui sopporta la malattia, che lo porterà alla tomba, nella tenerezza che mostra nei confronti della moglie Teresita, dal viso levigato, nonostante gli 83 anni, affetta da una latente cecità, cui è legato da un profondo affetto, che si è ingigantito nel corso del tempo, dal periodo bellico, quando la donna ha raggiunto il marito in Calabria , dove, come tenente d’artiglieria, prestava servizio militare, per comunicargli di aspettare il secondo bambino, che poi ha perduto, agli anni a venire in numerose circostanze,quale l’atmosfera festosa del Natale con la lettura, da provetto balbuziente , delle letterine poste sotto il piatto che suscitava l’ilarità dei nipoti e la commozione di Mirella, moglie di Claudio, nordica, non abituata a tale usanza.. A prescindere da Claudio, raffinato cultore della bellezza, sensibile al fascino femminile, nonostante il controllo ferreo della moglie, e da Gianni, marito di Fulvia, dal corpo minuto, dimesso, ma dalla personalità vivace e decisa,impegnato nella costruzione di una megastruttura commerciale avveniristica, rilievo notevole hanno le donne, Mirella, dal corpo asciutto e sinuoso, dalla carnagione liscia e morbida,dai glutei ben pronunciati, dagli occhi scuri e nerissimi, dal sorriso radioso, sempre solerte e premurosa verso i suoceri, Fulvia ,dal viso ovale, dalle labbra piene,dagli occhi luminosi, dalle gambe affusolate, creatura particolare, ai limiti del paranormale, in grado di leggere e tradurre linguaggi strani, di avere la percezione di ritrovarsi a vivere in personaggi e luoghi sconosciuti o di visitare posti dove non è mai stata, con la sensazione, però, di averli già visti, di distaccarsi dalla realtà contemporanea e di entrare in un mondo fiabesco, Wanda, artista originale e bizzarra, bionda un po’ slavata, dalle lunghe gambe, dai seni piccoli, che ha trasformato in casa una vecchia fornace e ha realizzato con lamine metalliche irregolari brunite una sorta di “sedia elettrica”, la quale, svestitasi ed indossata una tuta di pittore, invita Claudio, già assorto in pensieri erotici, a spogliarsi e a fare da modello per un suo dipinto.