L' occhio e lo spirito di Maurice Merleau-Ponty edito da SE

L' occhio e lo spirito

Editore:

SE

Traduttore:
Sordini A.
Data di Pubblicazione:
22 Agosto 1996
EAN:

9788877101549

ISBN:

8877101547

Pagine:
75
Formato:
brossura
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Descrizione L' occhio e lo spirito

"'L'Occhio e lo Spirito' è l'ultimo scritto che Merleau-Ponty poté portare a termine. André Chastel gli aveva chiesto un contributo per il primo numero di "Art de France". Egli ne fece un saggio, al quale consacrò la gran parte dell'estate nell'anno (1960) che doveva essere quello delle sue ultime vacanze. Stabilitosi, per due o tre mesi, nella campagna provenzale, Merleau-Ponty reinterroga la visione, e al tempo stesso la pittura. O piuttosto, egli la interroga quasi fosse la prima volta, come se tutte le sue opere precedenti non pesassero sul suo pensiero, ovvero pesassero troppo, in modo tale che egli dovette dimenticarle per riconquistare la pienezza dell'incantamento." (dalla prefazione di Claude Lefort)

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4 di 5 su 2 recensioni

L'occhio e lo spiritoDi b. gianluca-24 Febbraio 2012

Ultimo scritto di Merleau-Ponty dove lo stesso si interroga e rinterroga la visione e la la pittura stessa come se fosse la prima volta che si trovasse davanti ad essa. Importante per questo testo è la presa di coscienza della forma e del contenuto dell'opera stessa come Cézanne e in seguito i cubisti riusciranno a fare.

L'occhio e lo spiritoDi n. pietro-1 Ottobre 2010

Ho affrontato Merleau-Ponty perché come per istinto l'ho sentito vicino: ammetto che il contenuto di quest'opera mi è rimasto distante. Sicuramente lo tradisco in peggio leggendolo così: L'arte è spazio di libertà; eppure dev'esserci un luogo del passivo: non può esserci visione senza condizionamento. Arte è spazio di libertà, ma uno spazio limitato. Dire che la lettura (atto artistico) è sempre lettura di un’opera, è dire che l’arte è libertà condizionata: la sua magia, per realizzarsi, deve sentire e portare dentro di sé questa dipendenza, questa pesantezza; deve renderla intima. È legare un limite, un peso, alla propria libertà ‘senza gravità’. Dona alla nostra mente - abituata a vagare improduttiva negli astratti del pensiero – quella condizione corporea che è presupposto dell’arte. Perchè l’arte è artificio del pensiero e del corpo; dell’occhio e dello spirito.