Non se ne può più. Il libro dei tormentoni di Stefano Bartezzaghi edito da Mondadori

Non se ne può più. Il libro dei tormentoni

Editore:

Mondadori

Data di Pubblicazione:
2 novembre 2010
EAN:

9788804598060

ISBN:

8804598069

Pagine:
257
Formato:
brossura
Argomento:
Antologie e collezioni umoristiche
Acquistabile con la

Descrizione Non se ne può più. Il libro dei tormentoni

Era un giorno come un altro, c'era anche bel tempo e non si preannunciava nulla di insolito. Vi siete preparati, vi siete avviati alle vostre solite attività, tutto appariva perfettamente normale quando su un autobus, per la strada, al bar, in un corridoio, al telefono per la prima volta avete sentito qualcuno pronunciare la frase (e magari era rivolta proprio a voi): "Non me ne può fregare di meno". All'improvviso, il mondo non è più stato lo stesso. "Non se ne può più": è vero per ogni tormentone, ma è un tormentone esso stesso. Dal "cioè" degli anni Settanta all'"attimino" degli Ottanta sino ai più recenti "piuttosto che" e "quant'altro"; dalle frasi che si leggono sulle magliette ai più logori stereotipi della chiacchiera politica, la scienza tormentologica che qui viene evocata, se non fondata, non intende esorcizzare, censurare o addirittura cancellare i tormentoni, ma solo convincerci della necessità di non lasciarci ipnotizzare dalla loro seduzione. Se in passato è stato possibile dire che l'autore di questo libro ama studiare "l'allegria delle parole", oggi occorre aggiungere che solo una sfumatura separa l'allegria dall'allergia. I "tormentoni", di cui Stefano Bartezzaghi propone qui un primo censimento, sono parole e altre espressioni allergogene e urticanti che usiamo meccanicamente, perché sono state di moda, perché sembravano azzeccate, spiritose, prestigiose, necessarie, così come i più appiccicosi motivetti promossi dalle radio d'estate.

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4 di 5 su 1 recensione

Consigliato: "provare per credere"!Di r. paolo-4 marzo 2012

Con soave ironia l'autore ripercorre i costumi linguistici (e non solo) dell'Italia degli ultimi 40 anni attraverso una divertente carrellata di slogan, stereotipi, frasi fatte del linguaggio aziendale, pubblicitario, giornalistico, politico che ci tormentano, ci infastidiscono, ma che molti di noi poi utilizzano più o meno inconsapevolmente. Da tenere lì e leggere in pillole oppure da divorare in un pomeriggio, come ho fatto io, si ride e non si riesce a smettere