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Un'interessante interpretazione del progresso-18 maggio 2012
Si tratta di un volume che contiene due scritti di Koyré (e in appendice uno di Pierre-Maxime Schuhl) riguardanti la natura, l'origine e la disamina delle macchine nel loro evolversi storico. Interessante anche l'esaminare il perché gli antici Greci non hanno costruito anche loro macchine e strumenti pur essendo un popolo molto elevato; Infine è importante anche l'analisi del rapporto fra scienza teorica e applicata, fra prassi e tecnica.
Dal mondo del pressapoco-8 agosto 2011
Koyrè fa una profonda nalisi delle domande fondamentali della filosofia scientifica: come mai la scienza moderna nasce solo nel XVII secolo? E come mai non nacque presso i greci, fra i popoli antichi più avvezzi al dominio della geometria e della logica? Di queste domande non si dà risposta esauriente, perché "è impossibile, in storia, svuotare il fatto e spiegare tutto" - a maggior ragione quando la storiografia disponibile a Koyré arriva solo alla fine degli anni '50 del secolo scorso -, eppure attraverso di esse è possibile ricostruire le immagini verosimili che l'epoca antica e quella moderna hanno avuto del mondo e della possibilità dell'uomo di comprenderlo e trasformarlo. Le categorie introdotte in questa serie di saggi brevi sono preziosissime e solide: l'arte contrapposta alla natura, la "vita activa" di fronte alla "vita contemplativa", la misura del mondo e del tempo rispetto alla variabilità dei giorni e delle stagioni. Categorie che resistono brillantemente anche dopo più di quarant'anni di tempo.