
Libro Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria di Michela Murgia
Trama libro
Nel gennaio 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del "mostro", l'oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro, "brevettato dalla NASA". Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del "telemarchètting" e della persuasione occulta della casalinga ignara, l'autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center: metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, dando vita alla grottesca rappresentazione di un modello lavorativo a metà tra berlusconismo e Scientology. Un racconto sul precariato in Italia, che fa riflettere, incazzare e, miracolosamente, ridere. Fino alle lacrime. Questo primo romanzo dell'autrice sarda ha ispirato il film di Paolo Virzì, "Tutta la vita davanti". Con una nuova prefazione dell'autrice.
Recensioni degli utenti
Il mondo deve sapere - 15 marzo 2012
molto interessante; svela retroscena su uno dei lavori più diffusi negli ultimi anni: telefonista di call-center. I trucchi per far raggirare le resistenze e le esitazioni della casalinga per piazzare il prodotto, le tecniche per convincere all'acquisto di cose assolutamente inutili. Un libro che consiglio a tutti, anche solo per conoscere una nuova (e triste) realtà.
La tragicomica realta' - 17 settembre 2011
Michela Murgia affronta in prima persona il tema del precariato. Lo fa con un linguaggio ironico e lapidario che si capisce bene fosse quello usato per il blog dal quale il libro e' nato. Una storia come altra purtroppo, raccontata con sprezzante lucidita' e acida ironia. Meravigliosamente vera la definizione che da' di "Co. Co. Pro".
Il mondo deve sapere - 13 luglio 2011
Nonostante mi sia piaciuto non credo che riesca a meritare il voto massimo. Iniziamo a dire cosa c'è che mi suona male in questo libro. Non è il fatto che sia nato come un blog che poi è stato cancellato in seguito alla pubblicazione: chissenefrega. La rappresentazione interna del call center Kirby credo anche sia in buona parte vera: avrei al più dei dubbi sulle "slide motivazionali", ma non ho elementi per giudicare. Quello che è strano è da un lato la chiusura brusca della storia, e i veri motivi per cui una persona "con studi di teologia" (terza di copertina) abbia fatto prima la callcenterista e ora la receptionist. Perché il libro è scritto davvero bene, e te ne accorgi già dalle prime pagine, dietro la prosa fintamente banale con frasi brevi e giustapposte; e ovviamente applica l'equivalente letterario delle tecniche di intortamento della "moglie del signor Mario"... Con la scusa che il libro è definito come "romanzo" e quindi ufficialmente di vero non c'è nulla. Ad ogni modo, la lettura la merita. Un'ultima nota sul libro inteso come oggetto: a parte il vezzo di colorare di rosso il bordo delle pagine come un racconto pulp, devo dire che la carta che Isbn edizioni usa è davvero molto bella.
Una triste realtà - 31 maggio 2011
Il breve racconto in questione rappresenta la triste realtà in cui si scontrano i giovani d'oggi, anche se ho recentemente scoperto che il resoconto dell'esperienza della Murgia riguarda giovani e meno giovani. Precariato, sfruttamento della forza giovanile, utopia di un mondo lavorativo fondato sulla sana competizione, antagonismo sfrenato, questa è la storia. Sono veramente poche le persone che non abbiano avuto una prima esperienza lavorativa simile. Questo racconto è veramente lo specchio della realtà italiana. Per fortuna l'autrice stempera i toni con un linguaggio divertente e canzonatorio, affibbiando nomignoli e ironizzando sulla sua stessa situazione. Molto diverso dal film TUTTA LA VITA DAVANTI.
Leggetelo per commentare - 6 marzo 2011
Più che romanzo tragicomico mi sembra un romanzo spiacevole sulla storia del precariato. Da parte di chi vuole in tutti i modi far sembrare tutto negativo. Io vedo invece nella politica adottata da parte dei dirigienti sui telefonisti precari uno stimolo alla speranza e alla positività. Non son proprio daccordo con la visione data dell'autrice... Leggetelo per commentare.
Il mondo deve sapere - 12 febbraio 2011
In qualità di reduce di un call center - da cui fortunatamente sono (s) fuggita anni fa - non potevo non leggerlo. Qualcosa sarà sicuramente romanzato ma avendo vissuto "il mostro" dall'interno la maggior parte degli episodi narrati mi sono sembrati più che plausibili. Raccontati con uno stile ironico, senza meraviglie stilistiche, strappa comunque qualche risata e un po' di amare riflessioni. Divertente e pensata la scelta dei cognomi dei vari personaggi, dai colleghi e capi agli occasionali clienti. Un libro senza pretese, di discreta qualità e breve al punto giusto; si fa leggere senza lasciare la sgradevole sensazione di averci perso troppo tempo.