La memoria e lo sguardo. I quadri, i luoghi, gli amici, gli incontri, le passioni
- Editore:
Longanesi
- Collana:
- Il Cammeo
- A cura di:
- M. Bona Castellotti
- Data di Pubblicazione:
- 8 aprile 2010
- EAN:
9788830427662
- ISBN:
8830427667
- Pagine:
- 212
- Formato:
- rilegato
- Argomento:
- Reportage e raccolte giornalistiche
Libro La memoria e lo sguardo. I quadri, i luoghi, gli amici, gli incontri, le passioni di Federico Zeri
Trama libro
Questo volume raccoglie diversi articoli che Federico Zeri pubblicò sul quotidiano La Stampa tra il 1990 e il 1998, con l'aggiunta di quattro lezioni inedite. La "memoria" del titolo fa riferimento a persone ed eventi che il grande storico dell'arte ebbe modo di conoscere da vicino nel corso di una vita di incontri (e scontri), di curiosità e passioni. Città, istituzioni e ambienti offrono lo spunto per divagazioni anche bizzarre, in ogni caso espressione di una cultura onnivora, senza pregiudizi e preclusioni. Lo "sguardo" invece è quello dello Zeri critico d'arte, lettore acutissimo di quadri e sculture, recensore di mostre, polemista vivace, osservatore (non di rado censore) di musei e fondazioni.
Recensioni degli utenti
La memoria e lo sguardo - 25 settembre 2011
Saggio coraggioso per le conclusioni, spesso non condivisibili, a cui arriva, Zeri comprese l'importanza della comunicazione per consolidare la sua posizione di studioso e per sostenere le sue prese di posizione in materia di conservazione e tutela del patrimonio artistico. Tutta la prima parte del volume raccoglie gli interventi apparsi su "La Stampa" agli inizi degli anni Novanta. Fa un singolare effetto leggerli a distanza di una ventina di anni, perché i problemi sono sempre gli stessi: incuria, degradazione, devastazione e poi insensibilità della società civile, ancor prima che del ceto politico, cronica incapacità delle istituzioni, se non spesso vera complicità con i ladri i mercanti, i profanatori, gli speculatori, e quant'altro. Ma superata la dimensione dell'attualità delle sue polemiche si scopre come Zeri considerasse i problemi da un punto di vista storico, giacché la loro origine era molto vecchia, risaliva all'epoca fascista, ai primi decenni di unità nazionale, e così via. Gli italiani hanno da sempre abitato un paese della cui grandezza artistica sono stati ignari o peggio ancora i primi distruttori. Il moralista non cede dunque il posto al nostalgico del tempo passato, nel quale a parte l'irripetibile azzurro cielo di Roma, svanito a partire dagli anni Trenta non mancavano scempi urbanistici, ruberie varie e magagne a tutti i livelli. Semmai in lui prevale l'elogio degli happy few che intendevano e celebravano la grandezza dell'eredità del passato. Tuttavia è singolare che questo grande reazionario, il cui mondo ideale è affollato di dandy, aristocratici e nobildonne, in permanente polemica con la cultura vicina al PCI, rivelasse insieme con una competenza specialistica di infallibile giudizio, anche una visione totale del processo artistico che è molto più marxiano di tanti studiosi ritenuti tali. Le conferenze tenute poco prima di morire battono sullo stesso tasto anticrociano e anti idealista secondo cui l'arte è incomprensibile senza la conoscenza dei rapporti sociali, della committenza, del valore culturale dell'opera prodotta. Non ci sono arti minori nel suo universo estetico, ma tutte sono documenti della civiltà cui appartengono: anche i mobili, anche le ricette, anche i vestiti. Bellissima la conferenza sull'agonia e la fine della Roma antica, dove ciò che abbiamo perduto è ricostruito attraverso una cavalcata che procede per mille anni, dai barbari ai papi e oltre.