Maria Zef

...Forse non per lei sola, ma per tutti, per tutti, la vita era così: un mutilato deserto?...Forse anche in tanta solitudine e mutilazione, era possibile, era necessario, accettare la vita?... Questo passaggio riassume alla perfezione questo libro, duro, aspro e difficile da digerire per la storia che racconta; ed in questo riflette l'ambiente montano in cui i protagonisti si trovano a vivere. E' la storia di una ragazzina, Mariutine, che si trova a vivere in una piccola malga di alta montagna e, nonostante la vita non le offre altro che lacrime, trova sempre un motivo per andare avanti: o perché in fin dei conti è una giornata di sole, oppure solamente perché è viva, e questo già conta. Non è una storia di una martire, perché Mariutine la religione è come se non la conoscesse, l'unico Dio a cui si può rivolgere quando è disperata è la Natura. E la natura stessa non fa niente per farsi volere bene, con tutte le difficoltà che manda: un terreno impossibile da coltivare, inverni lunghi ed estati brevi; eppure l'istinto di sopravvivenza è più forte di tutto, ed anche in un ambiente che non regala nulla trova la forza per spremere dalla terra il minimo indispensabile per vivere. E' un libro che lascia un gusto amarissimo in bocca per quello che i protagonisti, Mariutine in testa, sono costretti a sopportare, e lo fanno sapendo che non possono fare altro, perché loro sono nati in questo ambiente e l'unica soluzione sarebbe scappare lontano dalla montagna, ma come si fa a scappare lontano da un posto che in fin dei conti è casa tua? La conclusione del romanzo è inevitabile, e non permette alcun giudizio morale sulle loro azioni ma lascia dietro solo una gran pena per tutti i personaggi: Mariutine, Rosùte, Catine, Barbe Zef ed anche gli animali, il cane Petòti e le poche pecore e galline della famiglia. Un'autrice che non conoscevo, ma che consiglio vivamente a tutti perché solo certi libri aiutano a guardare dal giusto punto di vista quelle che noi consideriamo le nostre "disgrazie".