La mano mozza di Blaise Cendrars edito da Corbaccio

La mano mozza

Editore:

Corbaccio

Traduttore:
Caproni G.
Data di Pubblicazione:
5 novembre 2009
EAN:

9788879728133

ISBN:

887972813X

Pagine:
299
Formato:
brossura
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Trama La mano mozza

«Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, il cittadino svizzero Frédéric Sauser, da poco ma per sempre divenuto Blaise Cendrars, si era arruolato nella Legione straniera. Dopo un anno passato al fronte, nel corso di un'azione di guerra viene ferito gravemente e deve subire l'amputazione del braccio destro [...] Nella Mano mozza, pubblicato in Francia nel 1946, la guerra e le sue brutture, la rassegnazione, il coraggio, le debolezze e le viltà degli uomini che ne sono travolti, sono raccontati attraverso una serie di ritratti e di episodi a cui, a trent'anni di distanza, la fantasia sa restituire la vivacità e l'immediatezza delle testimonianze colte sul vivo. [...] Quello che mette in scena Cendrars in questo libro è l'ultimo, decisivo atto del suo lungo confronto con l'indicibile: nell'andirivieni della memoria tra il presente della scrittura e il passato dell'avventura rappresenta alternativamente il sé di prima, coraggioso ed esuberante, e quello di dopo, col moncherino che continua a dolere e la manica che pende vuota; ma quando deve affrontare il racconto, ripetutamente annunciato e accortamente preparato, della cruenta metamorfosi s'interrompe bruscamente. Tutto quello che riesce a mettere in scena è un improbabile Ersatz, un'altra mano, anonima, estranea, misteriosamente piovuta dal cielo una bella mattina di giugno in cui non si è sentito un solo sparo di cannone un braccio umano grondante sangue.» (Dall'Introduzione di Giovanni Bugliolo).

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 2 recensioni

La mano mozzaDi a. marco-14 luglio 2011

Uno dei migliori romanzi che raccontano la Grande Guerra, si sente che è uno scrittore di razza, si fa perdonare il suo esuberante nazionalismo e la sua disinvoltura nell'accoppare tedeschi... Del resto, Cendrars ha combattuto all'inizio del mattatoio, tra 1914 e 1915. Sicuramente se avesse visto quel che la guerra sarebbe diventata dopo il '15, il suo atteggiamento sarebbe stato diverso. Inoltre ha pagato con la perdita della mano destra (quella con cui scriveva!) per i suoi "peccati". E comunque Cendrars non nasconde niente, e scrive una vicenda nella quale è sempre presente lo strazio per i compagni morti, e il senso di perdita di quelli sopravvissuti ma menomati come lui. Certe volte Cendrars sembra un po' troppo guascone, ma spesso lascia capire che quella è tutto sommato una maschera, e anche un modo di difendersi da qualcosa che ancora (scrive più di vent'anni dopo le sue esperienze) non riesce ad affrontare completamente. Non a caso proprio il momento della mutilazione è assente dal libro, come nota l'introduzione. Peccato che questo bel libro sia stato riproposto nella vecchia traduzione di Caproni, che è veramente un po' troppo obsoleta e avrebbe avuto bisogno di una seria revisione.

La mano mozzaDi S. Goffredo-9 luglio 2011

Romanzo eccellente ambientato nei difficli anni al fronte durante la seconda guerra mondiale. Bellissima prosa per descrivere l'assurdità della guerra, e lo stesso autore non ne faceva mistero parlando anche con i suoi superiori, cosa che, insieme ad altre intemperanze del suo comportamento gli è costato non pochi problemi al fronte. Molti capitoli del libro sono dedicati a singoli compagni d'armi di Cendrars che poi sono morti o che poi lui ha ritrovato a distanza di molti anni. Uno degli ultimi capitoletti è dedicato poi a tutti quelle persone sconosciute ma che non hanno avuto una sorte molti diversa di quella dei compagni dell'autore ma di cui non sono state narrate le gesta. Cendrars ha inoltre visto la guerra da una posizione un po' particolare, lui infatti era arruolato nella Legione Straniera e quindi, pur essendo militare, non faceva parte dell'esercito "regolare" francese, e quindi dovevano sempre dimostrare qualcosa più degli altri. Bellissima testimonianza che vale la pena assolutamente di leggere.