Manifesto do partïo comunista. Testo genovese di Karl Marx edito da Zambon Editore
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Manifesto do partïo comunista. Testo genovese

A cura di:
A. Agostino
Data di Pubblicazione:
22 ottobre 2018
EAN:

9788898582723

ISBN:

8898582722

Pagine:
64
Formato:
brossura
Argomento:
Scienza e teoria politica
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Descrizione Manifesto do partïo comunista. Testo genovese

La posizione di Pasolini nei confronti del dialetto è sia affettiva - legata al ricordo dell'infanzia e della madre -sia politica, ovvero schierata contro quel paradigma che vorrebbe fare del dialetto un'espressione meramente locale e di scarso valore nazionale. L'attenzione - critica e linguistica - dedicata dallo scrittore friulano alla letteratura dialettale ci è sembrata di cosi vasta portata da giustificare l'uso della sua penna come introduzione a questo Focus. «Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà». Così scriveva Pier Paolo Pasolini in "Dialetto e poesia popolare", testo critico del 1951 dedicato alla differenza esistente tra poesia dialettale e poesia popolare. Ma sull'argomento lo scrittore tornerà più e più volte, tra il 1944 e il 1958. Il suo rapporto con la lingua sarà sempre e prima di tutto emotivo: col friulano delle poesie giovanili, ma anche col romanesco di "Ragazzi di vita", "Una vita violenta" e "Accattone"; col napoletano del "Decameròn" o l'abruzzese del "Vangelo secondo Matteo". Pasolini vedeva nel dialetto l'ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. Come tale doveva essere "protetto", per questo - nel 1943 - aprirà una scuola per l'insegnamento del friulano accanto all'italiano. L'esperimento verrà bloccato sul nascere dal provveditorato di Udine, ma Pasolini lo riproporrà due anni più tardi con la fondazione dell'Academiuta di lenga furlana, una sorta di laboratorio linguistico attraverso il quale cercherà di rendere onore al friulano occidentale, fino ad allora realtà linguistica soltanto orale, rintracciandone le radici storiche trecentesche e nella tradizione romanza. Partendo da "Dialet, lenga e stil" del 1944, in cui si adopera nell'analizzare il rapporto tra la lingua nazionale e il dialetto locale - risalendo addirittura ai tempi in cui il latino era lingua ufficiale e l'italiano soltanto un dialetto - sono molti i testi in cui l'autore ripercorrerà le origini storiche, geografiche e culturali della tradizione orale. Ne citiamo soltanto tre, scelti unicamente per l'ampiezza delle considerazioni in essi contenuti: "Sulla poesia dialettale" del 1947, "Pamphlet dialettale" apparso tra il 1952 e il 1953, "Passione e ideologia" composto tra il 1948 e il 1958.

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3 di 5 su 1 recensione

Idea geniale peccato per il risultato finaleDi R. Claudio-28 settembre 2021

Il concetto di tradurre il manifesto in genovese è bellissimo. Peccato però che, tralasciando la grafia che sebbene con qualche incongruenza è a discrezione dell'autore e non discuto, il genovese usato per questa versione è pesantemente italianizzato sia nei vocaboli che nelle strutture delle frasi (abuso di gerundi e participi presenti) e si trovano anche dei piccoli errori grammaticali probabilmente influenzati dall'italiano (parte si plurarizza in parte, non "parti") . Aggiungo una stella per la copertina very cool.