Il linguaggio della matematica. Rendere visibile l'invisibile
- Editore:
Bollati Boringhieri
- Collana:
- Universale Bollati Boringhieri
- Traduttore:
- Servidei L.
- Data di Pubblicazione:
- 11 Settembre 2014
- EAN:
9788833925936
- ISBN:
8833925935
- Pagine:
- 398
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- Storia della matematica
Descrizione Il linguaggio della matematica. Rendere visibile l'invisibile
Si dice spesso che la matematica sia ovunque attorno a noi. Non lo vediamo, non lo percepiamo, ma è proprio così. Oggi, ancor di più questa disciplina, ingiustamente mortificata e giudicata ostica, è alla base del progresso delle nostre conoscenze in tutti i campi: nell'economia, nella medicina e, ovviamente, nella scienza. Keith Devlin raccontandoci gustosi aneddoti (cosa tiene in aria un jet, come possiamo vedere una partita di calcio in televisione, come funzionano i computer, i forni a micronde, i pacemakers, e come possiamo prevedere il tempo?) ci mostra la matematica invisibile nell'universo che ci circonda, ci fa toccare le strutture nascoste che esistono nel mondo fisico, biologico e sociale. "Il linguaggio della matematica" fa vivere un argomento altrimenti noioso...
Recensioni degli utenti
Il linguaggio della matematica-15 Luglio 2011
Vorrebbe troppo questo saggio. Essere divulgativo ma anche interessante per i professionisti. Il problema è trovare il giusto equilibrio tra la complessità intrinseca dei temi trattati, che richiedono tutto un armamentario di notazioni e tecnicalità anche solo per essere comprese, e la famosa massima "ogni formula matematica in un libro ne dimezza le vendite". Devlin c'è riuscito in questo libro? Non troppo, direi. Non so se il guaio sia dovuto al fatto che il libro è la revisione "per non scientificamente alfabetizzati" di un volume uscito per la collana legata a Scientific American; sicuramente il problema non è nella traduzione che è buona, anche se nelle bozze sono sfuggiti un paio di errori. Però mentre ci sono capitoli oggettivamente venuti fuori molto bene, quello sulla logica e soprattutto quello sulla probabilità, la parte sui gruppi e sulla topologia sono poco comprensibili se non si sa già di che si parla... Il che è ancora peggio, perché la posizione filosofica di Devlin è che la matematica è lo studio delle strutture, e quei due capitoli dovrebbero esserne la quintessenza. Diciamo ad esempio che io avrei evitato di "spiegare" la dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat, perché tanto non aggiunge nulla a quella che oggi definiscono pomposamente "l'esperienza matematica"... E comunque alla fine, con la metrica di Minkovskij, le formule le ha messe