Il linguaggio della matematica. Rendere visibile l'invisibile di Keith Devlin edito da Bollati Boringhieri

Il linguaggio della matematica. Rendere visibile l'invisibile

Collana:
Saggi
Traduttore:
Servidei L.
Data di Pubblicazione:
13 settembre 2002
EAN:

9788833914206

ISBN:

8833914208

Pagine:
398
Argomento:
Storia della matematica
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Descrizione Il linguaggio della matematica. Rendere visibile l'invisibile

Il libro tratta del ruolo vitale svolto dalla matematica nella perpetua ricerca che l'uomo svolge per comprendere se stesso e il mondo. La matematica ci fornisce i mezzi per riconoscere e descrivere gli schemi nascosti che esistono nei mondi fisico, biologico e sociale, nonché nel regno delle idee e dei pensieri. Devlin ci mostra cosa tiene un jumbo jet in aria, ci spiega come possiamo vedere una partita di calcio alla televisione e descrive la matematica che ci permette di prevedere il tempo, l'andamento della borsa o i risultati delle elezioni. Lungi dell'essere un argomento arido ed esoterico la matematica è una parte ricca e vivente della nostra cultura.

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3 di 5 su 1 recensione

Il linguaggio della matematicaDi S. Roberto-15 luglio 2011

Vorrebbe troppo questo saggio. Essere divulgativo ma anche interessante per i professionisti. Il problema è trovare il giusto equilibrio tra la complessità intrinseca dei temi trattati, che richiedono tutto un armamentario di notazioni e tecnicalità anche solo per essere comprese, e la famosa massima "ogni formula matematica in un libro ne dimezza le vendite". Devlin c'è riuscito in questo libro? Non troppo, direi. Non so se il guaio sia dovuto al fatto che il libro è la revisione "per non scientificamente alfabetizzati" di un volume uscito per la collana legata a Scientific American; sicuramente il problema non è nella traduzione che è buona, anche se nelle bozze sono sfuggiti un paio di errori. Però mentre ci sono capitoli oggettivamente venuti fuori molto bene, quello sulla logica e soprattutto quello sulla probabilità, la parte sui gruppi e sulla topologia sono poco comprensibili se non si sa già di che si parla... Il che è ancora peggio, perché la posizione filosofica di Devlin è che la matematica è lo studio delle strutture, e quei due capitoli dovrebbero esserne la quintessenza. Diciamo ad esempio che io avrei evitato di "spiegare" la dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat, perché tanto non aggiunge nulla a quella che oggi definiscono pomposamente "l'esperienza matematica"... E comunque alla fine, con la metrica di Minkovskij, le formule le ha messe