Lettera sulla tolleranza di John Locke edito da Laterza
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Lettera sulla tolleranza

Editore:

Laterza

Edizione:
15
A cura di:
C. A. Viano
Data di Pubblicazione:
2005
EAN:

9788842045021

ISBN:

8842045020

Formato:
brossura
Acquistabile con la

Descrizione Lettera sulla tolleranza

Il primo, il meglio argomentato e il più persuasivo manifesto per la tolleranza e la libertà di pensiero. La "Lettera sulla tolleranza", e il Saggio sullo stesso tema che qui l'accompagna, sono tra i testi fondamentali della moderna cultura europea, tra quelli che più hanno contribuito ad educare alla civiltà liberale. E nello stesso tempo sono tra le pagine più attuali mai scritte. John Locke (1632-1704) è uno dei maggiori esponenti dell'empirismo inglese.

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3 di 5 su 3 recensioni

IpocritiDi R. Richard-22 marzo 2018

Si può facilmente osservare che tutti coloro che ostentano in continuazione una determinata virtù, sono assolutamente privi di essa. Ciò vale in particolare per John Locke e per l'intollerante ideologia di cui è stato uno dei fondatori.

Lettera sulla tolleranzaDi d. sonia-18 febbraio 2011

La lettera sulla tolleranza di John Locke può accompagnarti con le sue idee, con il suo apporto innovativo, con il suo interesse politico, per un'adolescenza e magari per la maturità. In essa si possono trovare spunti per qualcosa di importante, come per una tesi di laurea!

RISCOPRIRE LA TOLLERANZADi P. Tullio-17 aprile 2009

In un'epoca in cui ogni giorno si osserva come il confronto razziale e religioso avveleni il nostro ambiente, compromettendo l'utile armoniosa convivenza fra diversi, in cui continue reciproche accuse riempiono le pagine della nostra stampa, dove gli organi informativi danno enfasi ad episodi che coinvolgono gli stranieri, soprattutto in seguito agli assurdi sanguinosi attentati di terroristi che si fanno esplodere in mezzo alla folla, in nome della religione, nonostante la grande maggioranza degli ospiti giunga per contribuire al nostro progresso, l'EPISTOLA SULLA TOLLERANZA di Locke si rende oltremodo attuale. Il grande liberale britannico scriveva questo gioiello già nel lontano 1685 in Olanda, quando, un po' come avviene oggi con l'antagonismo fra Cristiani e Musulmani, allora, in Europa fermentava una forte e pericolosa tensione generata dalle divergenze fra Cattolici e Protestanti, al punto che il dissidio sembrava inasprirsi fino a trasformarsi in un vero conflitto violento. In questo contesto, sarebbe molto utile che si conoscesse meglio un po' di storia che le nostre scuole tacciono; infatti, una buona parte degli Islamici, prima delle crociate, praticava con rigore una rispettosa tolleranza verso chi credeva nella stessa Divinità, praticando però la propria confessione in modi totalmente distinti. Nei diversi territori dominati dai Musulmani, di fatto, erano numerosi gli Ebrei ed i Cristiani, convivendo tutti pacificamente negli stessi quartieri, senza alcun contrasto, mentre da noi - a Venezia -, s'inventava quello che oggi conosciamo per "ghetto". All'esemplare tolleranza praticata dagli Islamici, si riferirà pure il grande Voltaire, che osservava come noi Cristiani, non siamo sempre stati altrettanto tolleranti con loro, né con i nostri stessi fratelli Cristiani che, per ventura, osassero praticare la propria interpretazione della fede, contrariando l'ortodossia romana; si pensi solo ai massacri commessi in nome di Dio nei confronti degli eretici albigesi, tanto per citare un esempio. Ancor più grave è il fatto di aver estirpato una delle più belle espressioni della nostra civiltà, la tradizione dei Catari di cui perfino della loro bellissima lingua poco sopravvive. Se non bastasse, sul nostro conto dei debiti contratti con le nostre colpe, abbiamo anche la famosa sommaria espulsione dalla Spagna dei colti Musulmani e degli Ebrei, praticata dai Re cattolici più che altro per consolidare il proprio potere politico, senza la minima considerazione per la proprietà. Ancora oggi gli eredi di quelle famiglie che vivono, eventualmente, in Grecia etc., posseggono le chiavi di casa che da un giorno all'altro i loro avi hanno dovuto abbandonare. Senza parlare, poi, di ciò che è stato fatto con i Popoli e le civiltà delle Americhe... Sarebbe, dunque, questo il messaggio di "tolleranza" che Gesù intendeva trasmettere all'umanità? Al contrario, famosa era, per esempio, la liberalità praticata da Saladino che, in pieno combattimento, esigeva che i Crociati catturati fossero trattati umanamente e con rispetto. In questo nostro clima piuttosto ambiguo, dunque, il capolavoro di Locke si rivela come una vera esortazione alla civile convivenza fra esseri umani che interpretano e praticano la propria fede in maniere diverse, ma che in ultima analisi si ispirerebbero, comunque, alla fraternità universale. Ecco che allora, come oggi, la fede si confondeva con il potere politico che minaccia la pace. La fede, però, è una questione di scelta del tutto personale in cui l'individuo segue una dottrina liberamente ed in modo assolutamente spontaneo, esente da imposizioni o coercizioni di carattere politico ed arbitro di se stesso. Infatti, la fede istituzionalizzata costituisce non più un atto interiore ed intimo dell'individuo indipendente nella sua legittima autonomia, ma una forma esteriore di militanza collettiva che non avvicina il suo spirito a ciò che ognuno intende per Dio ma, al contrario, pretende condizionarlo alla cieca sudditanza autoritaria nella disciplina di pratiche mondane, di riti dettati da altri semplici esseri umani che si attribuiscono il monopolio di un rapporto particolare con il Mistero. Questa lettura, a mio avviso, dovrebbe essere presente in tutte le scuole, proprio perché si presenta come una rara autentica quanto opportuna lezione di umana e civile convivenza.