Lettera da Francoforte di Edith Bruck edito da Mondadori

Lettera da Francoforte

Editore:

Mondadori

Data di Pubblicazione:
ottobre 2004
EAN:

9788804533443

ISBN:

8804533447

Pagine:
150
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Trama Lettera da Francoforte

È passato più di un secolo dall'Olocausto e Vera Stein, una sopravvissuta ad Auschwitz, intraprende un odissea per ottenere dal governo tedesco un misero risarcimento cui sa di avere diritto. Ha così inizio una folle corrispondenza lunga sette anni con molteplici addetti a una Fondazione che richiede documenti su documenti riguardanti perfino la prova provata della sofferenza subita. Nel suo percorso Vera si rende conto con il tempo che non è più una questione di risarcimento, ma è la sua identità e addirittura il suo vissuto che sono messi in dubbio o negati. Esausta e incapace di arrendersi, pur di uscire dall'incubo decide di partire per Francoforte dove l'attende una verità sconvolgente.

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4 di 5 su 2 recensioni

La solita burocrazia?Di c. monica-5 ottobre 2011

Rischiesta di giusto rimborso anche se solo economico da parte di un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz. Documenti e allegati, lettere e certificati spediti e ritornati e domande di nuovo inoltrate. Passano gli anni e sempre le solite richieste di documenti mancanti o inesatti, soprattutto manca il certificato che dimostri le sofferenze patite nel campo della morte. Ma c'è proprio bisogno di chiederlo? Fame botte pidocchi lavoro massacrante e la morte dei famigliari in gas, ma non basta, domanda respinta. Altre lettere che vanno e che tornano e le solite scuse e le solite richieste. La burocrazia in Germania è lenta, le poste sono lente, le pratiche passano da una mano all'altra si sostiene, ma quale sarà la verità? Se la pratica è solo un numero come lo era il deportato, sconvolgente è ancora di più scoprire il perchè queste pratiche di rimborso non verranno mai evase.

Una pratica difficileDi t. raniero-1 novembre 2010

Avevo già letto un paio di libri della stessa autrice ("Chi ti ama cosi" e "signora auschwitz") non traendone una grossa impressione, ad eccezione della prima parte di "Chi ti ama così", dove, con particolare partecipazione, l'autrice aveva descritto le proprie drammatiche esperienze vissute ad Auschwitz. "Lettera da Francoforte", come impostazione narrativa, si avvicina molto a "Signora Auschwitz": in quest'ultimo il nucleo del racconto è costituito da una tensione tra la volontà di testimoniare e quella di rinunciare, perchè apportatrice di dolori fisici e morali; nella "Lettera di Francoforte" il nerbo narrativo è similmente costituito da una "tensione", questa volta, però, tra la volontà di ottenere un misero risarcimento dal governo tedesco, come sopravvissuta ai campi di sterminio, e la volontà di rinunciare perchè, anche in questo caso, fonte di sofferenza fisica e morale. Come in "Signora Auschwitz" anche in questo racconto alcuni personaggi si schierano a favore della protagonista, perchè persegua il suo obiettivo; altri, soprattutto il marito Carlo, cercano, al contrario, di dissuaderla perchè temono che l'ostinazione della protagonista ad ottenere quella misera pensione possa cagionarle sofferenza e quindi ripercuotersi negativamente sulla sua vita. Il racconto, così, viene costruito su una fitta corrispondenza tra la protagonista e una Fondazione tedesca a Francoforte che, volta per volta, richiede, per l'elaborazione della pratica di risarcimento, nuovi documenti e, assurdamente, le prove tangibili delle sofferenze patite durante gli anni di prigionia nel Lager. La narratrice, scandalizzata per tale ulteriore richiesta, invia un'ultima lettera alla Fondazione e in particolare a un certo J. Tarshawsky che pare esserne il "burattinaio", la persona da cui dipende il destino della sua pratica di risarcimento. In questa lettera esprime tutta la propria indignazione, con la speranza che possa finalmente esser conclusiva, dando termine a tutta l'astrattezza burocratica della corrispondenza nella quale sembra quasi che il drammatico vissuto della protagonista ad Auschwitz sia scandalosamente negato, come se non fosse mai accaduto. Alla fine, la narratrice decide di partire per Francoforte per incontrare l'ipotetico signor J. Tarshawsky, presso la Fondazione, e finalmente parlargli guardandolo negli occhi, esprimendogli personalmente, dopo tanti anni di infruttuosa corrispondenza, tutta la sua rabbia e la propria mortificazione. E in questo incontro, tanto atteso sia dalla protagonista che dal...lettore, prenderà consapevolezza di un'assurda verità: chi è il signor J. Tarshawsky ?