Lato B di Elia Tazzari edito da Il Ponte Vecchio

Lato B

Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2008
EAN:

9788883127601

ISBN:

8883127609

Pagine:
48
Formato:
rilegato
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Descrizione Lato B

Tra poesia, aforisma e illuminazione, uno scrittore giovanissimo, ma già capace di una prosa di limpida fattura e di profondità inaspettate, ci consegna un libro nel quale una cupa e tuttavia vibrante visione del mondo viene resa attraverso una trama inarrestabile di immagini. In questo mondo «l'aria è un morto vivente» e «i lupi escono che è buio appena» e «i marmi lavati dalla pioggia» sono «irranciditi nell'aria isterica» e «il sole è una forca». Un universo di metafore per dire del disagio («i giorni qua attorno fanno il rumore di palazzi che crollano») e della ricerca, ma di una ricerca singolare nelle latitudini oscure della vita: «Ci sono tanti segreti da conoscere e portare in superficie. Segui le linee, cammina lentamente e guarda bene dove la luce non arriva».

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4 di 5 su 1 recensione

Sentieri interrottiDi m. loretta-30 maggio 2009

Nella copertina del libro di Elia Tazzari troviamo l'immagine di cupe fabbriche che si riflettono nell'acqua di un canale. C'introducono ad un mondo per nulla invitante in cui tutto appare alienato ed alienante. I piccoli squarci di evasione in una dimensione rurale meno disumanizzante ("Uscirò in aperta campagna e scorgerò una casa più dolce... Penso al sentiero che bruciava sotto il sole di settembre, alla polvere gonfia sullo specchio dell'acqua... sfumare nel cangiante sovrapporsi dei sensi, semplicemente come vita, ruscello, smeraldo ideale") sembrano più un desiderio di fuga che non alternative al male di vivere. La raccolta di brevi prose, fortemente caratterizzate da autobiografismo, utilizza, per ricreare atmosfere, in particolare l'odorato e l'udito in una visione pampsichistica della natura e del mondo interiore. Frequenti sono le metafore e le sinestesie in un linguaggio particolarmente elaborato fino ad offrire talora l'impressione di una spontaneità trattenuta e soffocata dalla ricercatezza delle parole ("L'aria è un morto vivente... il cielo è un foglio di nylon che soffoca i tessuti... il primo dagherrotipo del giorno ha il taglio del rasoio, la luce è un suicidio sulle case fedeli... i giorni qua attorno fanno il rumore di palazzi che crollano... il sole è una forca... l'alba grida..."). In realtà il giovane autore si mette a nudo in modo estremo, per poi ritrarsi, quando pensi di averlo raggiunto, e coprirsi con una corazza verbale impenetrabile. Emerge il gusto per il paesaggio gotico, il mistero, gli eventi strani, i fantasmi, gli incubi, i cipressi e le tombe, e tutte queste immagini appaiono per lampi: visioni improvvise che si stagliano nella nebbia come una sorta di incantesimo inaspettato. Si sente l'influsso di Stephen King ma anche del nostro Eraldo Baldini. In quest'universo non si stagliano persone in carne ed ossa ma parvenze evocate da un aldilà o da un passato perduto. Ci troviamo in un mondo di spiriti, di ombre, e il ricordo, la nostalgia, si accompagnano sempre alla negazione della speranza. Quello che sopravvive è la pregnanza della rievocazione che inebria e colma un attimo ("...e tutto quello che terrò sarà un giorno di qualche mese fa, quando ti dissi che eri bella e ti sei avvicinata e il tempo intorno è diventato un circo, la città una danza nella sera... mi piace ricordare qualunque cosa dicesse o facesse poiché lì resta il senso"). Talora un'indicazione sembra aprire una strada ("Ci sono tanti segreti da conoscere e da portare in superficie. Segui le linee, cammina lentamente e guarda bene dove la luce non arriva") ma poi ti accorgi che ci troviamo, come direbbe Heidegger, in un sentiero interrotto in cui l'uomo si perde nel buio del bosco. Il boscaiolo lo sa bene che questo frequentemente accade, ma noi non conosciamo il bosco così a fondo. L'approdo è sempre lo stesso: di fronte all'insensatezza del mondo non rimane che prenderne atto: ("Non stiamo diventando macchine. E'già successo... quando ogni cosa muore la vita è un enigma sinistro, un tentativo che sta per fallire"). Non vi è catarsi; rimane l'atto di coraggio di attendere con dignità l'esecuzione finale. Si materializza allora l'evento estremo, come riemergendo dalla splendida tela di Goya della "Fucilazione del 3 maggio 1808". Loretta Masotti