Interno coreano con sequestro di Ch'ongjun Yi edito da O Barra O Edizioni

Interno coreano con sequestro

Collana:
In Asia
Data di Pubblicazione:
1 aprile 2004
EAN:

9788887510072

ISBN:

8887510075

Pagine:
172
Disponibile anche in E-Book
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Trama Interno coreano con sequestro

L'ingresso del lettore nell'"Interno coreano" è facile, immediato e intrigante, assai meno l'uscita dal "sequestro", si viene a sapere di un paradossale rapimento nella propria casa seguito da una singolare indagine di polizia intorno al tragico epilogo di tale atto criminale. L'inchiesta si dipana con la meticolosità con cui il procuratore, alternando con metodo toni incoraggianti e inquisitori, va dietro alle ripetute deposizioni in cui la sequestrata, la cantante Paek Namhui, tenta di spiegare, senza riuscirvi, le motivazioni dei suoi incomprensibili comportamenti. Ciò che appariva all'inizio della storia come una sconfitta irrimediabile per la protagonista, lungo il districarsi della trama si converte nella conquista di un affetto.

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Paek Namhui è una cantante famosa. Di m. roberto-7 novembre 2010

Paek Namhui è una cantante famosa. Nonostante il suo lavoro ama la vita solitaria, comportandosi con distacco dal mondo circostante. Si è trasferita in un nuovo appartamento, nessuno sapeva di questo cambiamento. Una sera quando torna a casa ci trova un uomo, Ku Ch’ongtae, uno sconosciuto, lei non lo ha mai visto. Inizia un sequestro surreale, cerebrale, fisico. Infatti, Ku Ch’ongtae è lì per lei, vuole tenerla prigioniera nella sua casa. Questo rapimento è una contraddizione e senza nessuna logica ma proprio per questi motivi ancora più tremendo e spietato. La cantante vive nel terrore, nella sofferenza e nella tortura. Non può muoversi, sente solo dei lievi rumori e quello deve essere la sua vita. Angosciante, sinistra. Questa violenza è però fatale quando attecchisce una persona debole e sola. Si finisce ad amare il proprio violentatore perché è l’unica persona a prestargli attenzione. La cantante cade ancora di più vittima: “desideravo che tornasse per completare la mia nuova nascita, che mi prendesse per mano e mi guidasse nei primi passi.” Pag. 62 Ku Ch’ongtae potrebbe tutto, ma commette un errore disastroso. Sente la necessità a combattere la sua solitudine. Allora racconta alla cantante la sua storia, il suo fallimento. E’ una storia di fede e religiosità. Per un coreano la fede deve essere onnipotente e con un Dio forte. La sua esperienza è in una piccola comunità. E’ povera gente, devono andarsene, sfrattati, dal loro villaggio. Però resistono, il prete della comunità guida una opposizione passiva. Costruiscono, le guardie distruggono e loro ricostruiscono. Accettano di vivere in un diverso territorio dove gli straripamenti del mare erano costanti e terribili. Sarà il prete a convincerli della loro possibilità di difendersi dalle inondazioni. Ma falliscono. Non possono più riuscirci. Sarà Ku Ch’ongtae – prima fedele alleato del prete – a guidare la rivolta. Il prete – rappresentante di Dio – ha mancato il suo compito. Ha colpa quella povera gente? Perché Dio è così spietato? Il prete deve pagare il suo torto e la sua fede. Rapitore e vittima sono due solitari, due malinconiche persone sofferenti. Dopo questo racconto l’energia del rapitore svanisce e Paek Namhui, non sente più la sua forza e violenza, ed esce lasciandolo solo in casa. Quando torna dopo dei giorni avviene il dramma. Costruito in conformità ad una indagine poliziesca, con interrogatori ed investigazioni, le fasi temporali si confondono, fra presente e passato. Così sarà anche la scrittura di Yi Ch’ŏngjun intrecciandosi fra presente e passato per dare ancora più irrealtà al rapimento, alla violenza. I due personaggi sono due falliti, qualsiasi cosa sia successa; entrambi non possono resistere a questo mondo, senza speranza dove tutto sembra incombente. La speranza viene spazzata via dal mare. Casualità, coincidenza in questo rapimento la ragione si dissolve nel tempo. In tutto non c’è un perché. Masochismo e desiderio di appartenere a qualcuno danno vita al sequestro. Leggendo questo libro si comprende la passione dei coreani per i film sulla violenza assurda e sconosciuta.