L' infinito in un boccone

Ho letto L'infinito in un boccone in una notte. L'ho trangugiato come in un'abbuffata di cibo. Era il 12 novembre, e da allora non ho più vomitato. Ero pronto a fare ancora i conti con la voglia incontrollabile di svuotare il frigo, in quelle notti che non riesco a dormire, ma non è più successo. Il libro non ha poteri magici: sono io che aspettavo la spinta giusta per smettere di farmi del male. Ma forse quel romanzo qualche potere ce l'ha. Le parole sono leggere e fluide e creano cose vive. Scendono con delicatezza e rispetto anche nelle pieghe delle smorfie di dolore. E poi le distendono. E ti fanno sorridere, ti coinvolgono. Ti interessi alle storie di ragazzine anoressiche e donne e uomini e ragazzi. Li segui, impari le differenze, fai il tifo per loro, per la vita che vuole vivere. Fai i conti con l'impulso di morte, e ti stringi in cerchio con gli altri per mandarlo via.