Il giunco mormorante di Nina Berberova edito da Adelphi

Il giunco mormorante

Editore:

Adelphi

Edizione:
16
Traduttore:
Sant'Elia D.
Data di Pubblicazione:
28 maggio 1990
EAN:

9788845907609

ISBN:

8845907600

Pagine:
79
Formato:
brossura
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4 di 5 su 7 recensioni

Il giunco mormoranteDi B. Salvo-10 agosto 2011

Cultrice della forma breve, la Berberova innesta in brevissime pagine una grande storia di libertà, in questo caso, le bastano 77 pagine per raccontare come al mondo ci siano persone che combattono per i propri ideali, per i propri desideri, per le proprie emozioni, senza venire a patti con la propria dignità, ed altre che molto meno coraggiosamente si nascondono dietro le imposizioni del mondo, di un altro, della vita che così per loro ha deciso. 2 settembre 1939, la Francia si prepara alla guerra e due giovani amanti si separano; lui, svedese, torna in patria per la minaccia bellica, lei, esule russa, resta a Parigi ad accudire un vecchio zio, ex scienziato, conducendo una vita al limite degli stenti ma di estrema dignità. Nella solitudine e nell'isolamento, la protagonista non smette di coltivare un sentimento, non smette nemmeno di pensare al suo Ejnar, nemmeno dopo che le comunicazioni tra loro si sono interrotte e le sue lettere sono tornate indietro. A guerra finita, quando l'Europa ferita e sconvolta lentamente mette insieme i suoi pezzi e si rialza, inaspettatamente e per puro caso la protagonista ha l'occasione di recarsi a Stoccolma. Difficilissimo rinunciare alla curiosità di scoprire cosa ha troncato i contatti, sapendo bene che spesso la verità è infinitamente più piana e lineare di qualunque castello costruito dall'immaginazione. Ma ecco che la giovane donna, seppur delusa, seppur stordita, seppur in qualche modo umiliata, dimostra quello che è il vero e distintivo tratto del suo carattere (e probabilmente il nocciolo di quello che la Berberova vuole trasmettere scrivendo questa storia): la dignità, l'orgoglio, la coerenza. Non accettando di diventare una marionetta nelle mani altrui, una sorta di merce di scambio in balia di chi si crede più forte, la protagonista non rinuncerà alla sua dignità né al suo sentimento: continuerà a coltivarlo in quella che la scrittrice chiama la no man's land che è in ognuno di noi, segreta, da qualche parte del nostro animo. Quella zona inviolabile dove un'altra vita parallela può continuare a scorrere senza contatto con quella tangibile, liberamente, e dove ognuno di noi è padrone assoluto, unico e totale. Attraverso l'Europa del dopoguerra, dalla Francia alla Svezia passando per la Germania devastata (le cui città bombardate sembrano negozi di stoviglie dopo un terremoto) e finendo a Venezia, la storia dei due amanti separati dalla guerra si interrompe; con mano leggera e delicata la Berberova sussurra, con forte convinzione, che l'amore, quando mette in gioco la nostra stessa dignità, è sempre da sacrificare in nome della libertà. Libertà di essere, libertà di scegliere, anche se al buio della nostra no man's land, mormorando e protestando come il giunco discorde.

Il giunco mormoranteDi P. Leandro-8 agosto 2011

Raffinato esercizio retorico, che però nasconde un profondo messaggio: ognuno possiede una porzione di vita, nascosta agli altri, in cui è assoluto padrone di se stesso; in cui ha la possibilità di difendere la libertà delle proprie scelte, conservare la dignità di persona, in definitiva vivere autenticamente. In questo brevissimo romanzo la Berberova difende il diritto a questa vita segreta, all'amore senza condizioni; racconta una separazione che rimane sospesa tra un presente di speranza e un futuro disincantato, nel periodo a cavallo di questa guerra' , tra Parigi, Stoccolma e Venezia, ma soprattutto nel cuore umano. Una ottantina di pagine dense di dolcezza, e di una intensa e delicata interpretazione dei sentimenti.

Il giunco mormoranteDi l. alice-12 aprile 2011

Mi è piaciuto, un libro bel scritto, di facile lettura, che ti trasporta nel mondo dei sentimenti, dall'amore all'amicizia. Lo consiglio a tutti. Nina Berberova appartiene a quella categoria di scrittori che hanno il prezioso dono di saper concentrare in poche decine di pagine l'essenza stessa di una vita, la storia di un sentimento, la magia o la delusione di un incontro, senza lasciarci affamati o insoddisfatti. In questo caso, le bastano 77 pagine per raccontare come al mondo ci siano persone che combattono per i propri ideali, per i propri desideri, per le proprie emozioni, senza venire a patti con la propria dignità, ed altre che molto meno coraggiosamente si nascondono dietro le imposizioni del mondo, di un altro, della vita che così per loro ha deciso. 2 settembre 1939, la Francia si prepara alla guerra e due giovani amanti si separano; lui, svedese, torna in patria per la minaccia bellica, lei, esule russa, resta a Parigi ad accudire un vecchio zio, ex scienziato, conducendo una vita al limite degli stenti ma di estrema dignità. Nella solitudine e nell'isolamento, la protagonista non smette di coltivare un sentimento, non smette nemmeno di pensare al suo Ejnar, nemmeno dopo che le comunicazioni tra loro si sono interrotte e le sue lettere sono tornate indietro. A guerra finita, quando l'Europa ferita e sconvolta lentamente mette insieme i suoi pezzi e si rialza, inaspettatamente e per puro caso la protagonista ha l'occasione di recarsi a Stoccolma. Difficilissimo rinunciare alla curiosità di scoprire cosa ha troncato i contatti, sapendo bene che spesso la verità è infinitamente più piana e lineare di qualunque castello costruito dall'immaginazione. Ma ecco che la giovane donna, seppur delusa, seppur stordita, seppur in qualche modo umiliata, dimostra quello che è il vero e distintivo tratto del suo carattere (e probabilmente il nocciolo di quello che la Berberova vuole trasmettere scrivendo questa storia): la dignità, l'orgoglio, la coerenza. Non accettando di diventare una marionetta nelle mani altrui, una sorta di merce di scambio in balia di chi si crede più forte, la protagonista non rinuncerà alla sua dignità né al suo sentimento: continuerà a coltivarlo in quella che la scrittrice chiama la no man's land che è in ognuno di noi, segreta, da qualche parte del nostro animo. Quella zona inviolabile dove un'altra vita parallela può continuare a scorrere senza contatto con quella tangibile, liberamente, e dove ognuno di noi è padrone assoluto, unico e totale. Attraverso l'Europa del dopoguerra, dalla Francia alla Svezia passando per la Germania devastata (le cui città bombardate sembrano negozi di stoviglie dopo un terremoto) e finendo a Venezia, la storia dei due amanti separati dalla guerra si interrompe; con mano leggera e delicata la Berberova sussurra, con forte convinzione, che l'amore, quando mette in gioco la nostra stessa dignità, è sempre da sacrificare in nome della libertà. Libertà di essere, libertà di scegliere, anche se al buio della nostra no man's land, mormorando e protestando come il giunco discorde.

Una piccola chicca di rara squisitezza!Di S. Giorgio Maristella-10 dicembre 2010

Due amanti si separano a Parigi, all'inizio dell'ultima guerra. Anni dopo si ritrovano a Stoccolma. La loro storia è cominciata in quella. Poi quella vita segreta era stata a poco a poco messa in ombra dalla, la vita comune. E viene il momento di chiedersi: che cosa sussiste di quella storia? Giocando magistralmente sulla tastiera dei sentimenti, la Berberova ha scritto un amaro, sottile apologo dell'amore e la libertà - e soprattutto su quella parte della nostra vita e sul come difenderla.

Il giunco mormoranteDi M. Giovanni-15 novembre 2010

E' una storia che consiglio a tutti quelli che hanno nel cuore una storia d'amore terminata e che hanno bisogno di un luogo per sè dove ripensare a quel rapporto ed alla propria identità. L'ho letto e riletto e l'ho regalato.

Sul senso della libertàDi T. Alessandro-4 ottobre 2010

Brevissima trama, lievissima trama, verissima trama è “Il giunco mormorante” di Nina Berberova. La sua copertina Adelphi è rosa, la storia occhieggia il tema dell’amore, ma non ci si inganni: è nero, nero pece il senso ultimo del libro. La vicenda che intreccia parole, sospiri e corpi dei due amanti narrati, infatti, è la ragione prima ma non l’ultima della storia. Infatti ciò che davvero è ritratto è ciò che resta, oltre la parte di nostra vita che gli altri conoscono. Cosa si cela nel silenzio improvviso? E nell’accenno improvviso di un gesto? Quale senso contiene la parola soltanto iniziata? Indagine della minuzia che serba il tutto, la Berberova scrive un testo che è sì apologo dell’amore e della libertà, ma ancor di più verga pagine sul senso ultimo del segreto, come spazio vitale ed inconfessato d’ognuno. Da leggere.