Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento.Catalogo della mostra (Fabriano, 26 luglio-30 novembre 2014). Ediz. illustrata edito da Mandragora
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Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento.Catalogo della mostra (Fabriano, 26 luglio-30 novembre 2014). Ediz. illustrata

a cura di

V. Sgarbi

Editore:

Mandragora

Data di Pubblicazione:
3 Settembre 2014
EAN:

9788874612383

ISBN:

8874612389

Pagine:
310
Formato:
brossura
Argomenti:
Storia dell'arte e stili artistici: dal 1400 al 1600, Pittura e tecniche della pittura
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Descrizione Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento.Catalogo della mostra (Fabriano, 26 luglio-30 novembre 2014). Ediz. illustrata

Il catalogo illustra il percorso della mostra che, partendo dalla Pinacoteca "Bruno Molajoli" di Fabriano in cui vengono esposte circa novanta opere relative al contesto artistico umbro-marchigiano del XIV e XV secolo, si snoda nell'esplorazione di itinerari attraverso le chiese di Sant'Agostino, di San Domenico fino alla cattedrale di San Venanzio. Le numerose opere esposte, poco note al vasto pubblico, mirano a stabilire definitivamente le coordinate di una scuola marchigiana, e in particolare fabrianese, sviluppatasi sull'eredità di Giotto. In questo scenario ricco e vario trovano posto autori di fondamentale rilievo, a cominciare dal Maestro di Campodonico, artista potente e originale, dalle qualità formali ed espressive uniche nel panorama artistico del XIV secolo, sulla cui identità si indaga lungo traiettorie e suggestioni inedite; Allegretto Nuzi e Francescuccio di Cecco Ghissi, dal prezioso decorativismo antinaturalista e ai limiti dell'astrazione; Gentile da Fabriano, che si riappropria della tradizione giottesca rinnovandola e aggiornandola attraverso numerose influenze. Il nesso tra pittura e scultura è indagato grazie alla presenza di autori tra i più significativi del periodo, come il Maestro dei magi, le cui opere presentano un nesso con la pittura di Allegretto Nuzi la cui suggestione è quanto mai viva e presente.

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Per Francescuccio Ghissi di CeccoDi R. Rodolfo-28 Ottobre 2021

Con una presentazione travolgente, Vittorio Sgarbi ci introduce nel mondo variegato della pittura e scultura tra il Duecento e Trecento in mostra alla Pinacoteca Bruno Molajoli di Fabriano. Torreggia su tutti la figura enigmatica del maestro di Campodonico, sconosciuto artista, capace di schemi e metodiche inusuali per i suoi tempi. Tra i suoi affreschi, ne è un magnifico esempio la crocifissione. Il Cristo, nella sua agonia, volge la spalla sinistra già dislocata in avanti, e il volto emaciato, tra ciocche di capelli in stile bizantineggiante è di una serenità già segnata da una dimensione sovrannaturale. Il pianto della Maddalena abbarbicata alla croce, evoca l'ineluttabilità della condizione umana. Tra le più alte espressioni del gotico, alla continua ricerca di una luminosità stile Van Eyck, Gentile da Fabriano, rimase fedele alle sue scelte artistiche mentre già a Firenze si delineava lopera del Masaccio. Di lui ebbe a dire un secolo più tardi Michelangelo Nella pittura aveva avuto la mano simile al suo nome. Emerge in fine dalle coltri del passato, la figura di Francesco Ghissi di Cecco. Scoperto nel 1975 da Federico Zeri, che lo giudicò artista dalla mano meno sciolta e spesso meccanica, merita sicuramente ben altra considerazione. Allievo di Allegretto Nuzi, ne ripeteva gli stilemi, ma con un tocco del tutto personale. Nella Madonna dellumiltà proveniente da Montegiorgio, ai tratti ancora duri del modellato, riconducibili allangelo adorante e ai due clipei superiori dove figurano Gabriele e Maria, si contrappone una singolare, eterea compostezza della Vergine. La mano sinistra dalle dita affusolate e lunghissime volta in basso, quasi nel raggiungere unumanità che implora e soccombe, lespressione terrena ma trascendente, depongono per un amore universale, unico ed immenso. Capace di una forte dimensione cromatica che si fonde in un crogiolo di simbolismi, Francescuccio Ghissi esce dagli schemi delle Madonne bidimensionali e: allievo che supera il maestro, raggiunge un forte impatto figurativo. Tra i collaboratori, va fatta particolare menzione per Andrea Viozzi e Federica Zalabra, viste le accurate e documentate ricerche. Un sentito e ammirato grazie, infine, a Vittorio Sgarbi per averci consegnato questopera così raffinata, sobria, e altamente desiderabile.