Furor bellicus. La figura del guerriero arcaico nella Grecia antica di Paolo Taviani edito da Franco Angeli
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Furor bellicus. La figura del guerriero arcaico nella Grecia antica

Data di Pubblicazione:
22 marzo 2016
EAN:

9788856833867

ISBN:

8856833867

Pagine:
288
Formato:
brossura
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Descrizione Furor bellicus. La figura del guerriero arcaico nella Grecia antica

All'Atene dell'età classica risalgono le radici del nostro modo di pensare l'ethos del guerriero: un cittadino-soldato che agisce nel rispetto della coesione con i compagni e della disciplina. In quel passato questa formula trovò la sua prima enunciazione, strettamente legata ad un modello politico nuovo: la democrazia. Ma cosa venne soppiantato dall'organizzazione politica delle città greche? Cosa c'era prima? Nell'Europa della tarda antichità - in cui si andava saldando l'alleanza tra impero e cristianesimo - troviamo l'immagine spaventosa di guerrieri capaci di furor. Sono guerrieri nemici del popolo di Dio, quindi destinati alla sconfitta finale, ma incutono terrore e possono perfino cogliere qualche vittoria, perché combattono posseduti da forze sovraumane: sono guerrieri indemoniati. Erano guerrieri dediti al furor anche i predecessori degli opliti, come vuole un'affermata teoria storiografica? S'immaginava che fossero posseduti dagli dei e perciò straordinariamente potenti? La mania violenta di talune figure della tragedia attica - Aiace ed Eracle in particolare - ci parla di questo? O è il nostro sguardo a riflettere in quel lontano passato un'immagine che ha radici diverse e più recenti?

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5 di 5 su 2 recensioni

Un libro sugli Anni SettantaDi M. Vincenzo-11 maggio 2012

Furor bellicus è un libro multiplo, fatto a strati, e vale per quattro. Va letto da cima a fondo, ma poi ciascuno può tornare sullo strato che preferisce. E' un ottimo saggio di storia antica, o di storia della cultura greca, che ti propone letture originali e suggestive di Sofocle, Euripide, Erodoto, Pausania ed altri autori antichi, con pagine indimenticabili come quelle sul rapporto tra Atene e l'isola di Salamina, o su Eurisace (il figlio dell'eroe Aiace) , o le ultime dedicate all'Eracle tragico, o ancora quelle su Ares. Poi è un libro sulla demonizzazione del nemico. Taviani, alla fine, ne rintraccia le origini nel connubio tra cristianesimo e impero romano, ma solo dopo aver esplorato a fondo la tradizione greca e dopo essere passato a volo radente su quella latina, la celtica e la germanica. Poi ancora è un libro sul tema della violenza guerriera, sulla netta contrapposizione tra un esercizio disciplinato della forza e gli eccessi sanguinari. Qui Taviani tocca un tema centrale del Novecento, con una serie di ritratti' esemplari (quelli del prologo' ) , ma pure con una riflessione attenta alle posizioni dei massimi studiosi, anche se spesso questa riflessione viene lasciata dietro le quinte, nelle note a piè di pagina, come in quella bellissima sul confronto tra De Martino (a cui Taviani si richiama più volte esplicitamente) e Caillois. E infine c'è un quarto strato. Wittgenstein più o meno diceva che di una pagina scritta è importante il bordo vuoto, il non detto. Il non detto del libro di Taviani è la violenza degli Anni Settanta. In realtà qualche indizio più o meno esplicito c'è: nella dedica, per esempio, e negli originalissimi Riferimenti extrabibliografici' . Questo strato più nascosto è il mio preferito. Furor Bellicus è anche un libro sugli Anni Settanta, uno dei migliori che mi sia capitato di leggere.

Una buona lettura per tuttiDi R. Umberto-2 marzo 2012

La copertina è brutta, la carta è povera, i margini delle pagine sono troppo stretti, ma questo è comunque un gran bel libro. Nel Prologo Taviani parte da alcuni ritratti' del 900 (gli indipendentisti irlandesi, i partigiani genovesi, Mandela, Che Guevara) , passa ad esaminare alcune culture primitive' e infine giunge al tema centrale del libro, il furor bellicus, cioè l'accusa che di solito si riserva ai guerrieri nemici, cioè quella di essere guerrieri folli, posseduti, indemoniati. Nel resto del libro Taviani mette in discussione le radici greche di questa accusa, radici che viceversa rintraccia in un periodo storico più recente, quello in cui Impero romano e Cristianesimo si allearono contro i nemici comuni: barbari, pagani, eretici, ribelli di ogni genere. Gran parte del libro è dedicata alle fonti greche antiche, che Taviani affronta con erudita spigliatezza, spesso proponendo interpretazioni innovative e convincenti. Ma questo non è un libro rivolto solo agli specialisti e agli appassionati di cultura greca. Il Prologo' , le note a margine' e l'Epilogo sono un libro nel libro, sviluppano una riflessione illuminante che riguarda i nostri giorni e che dovrebbe interessare tutti.