Fuoco amico di Abraham B. Yehoshua edito da Einaudi
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Fuoco amico

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Traduttore:
Shomroni A.
Data di Pubblicazione:
19 maggio 2009
EAN:

9788806197698

ISBN:

880619769X

Pagine:
399
Formato:
brossura
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Trama Fuoco amico

"Ruach" in ebraico significa vento, ma anche spirito, e "ruach refaim" è lo spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori, viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz. Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un commilitone durante un'azione nei territori occupati, Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane ucciso, la rabbia per quelle due parole - "fuoco amico" -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente in guerra, ma anche la sete di normalità, l'amore e la testarda volontà di tenere unita la famiglia.

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 9 recensioni

La "densità" degli israelianiDi b. simonetta-16 aprile 2012

Non solo i libri di Yehoshua, come d'altronde dei principali scrittori isreliani, sono profondi: mi viene spontaneo definirli "densi", tanto sono un concentrato di riflessioni, spunti, introspezioni. Difficilmente "leggeri", poichè inevitabilmente non possono esulare dal pesante destino di tale popolo. In questo libro si parla di voglia di normalità in un paese dove nulla è normale. Il risultato è forse il libro più leggero che abbia letto di Yehoshua, in senso buono naturalmente. Forse può spiazzare il finale che sembra non dare degna chiusura alla storia, ma in fondo è proprio bello il viaggio più che la meta...

Fuoco amicoDi M. Gerardo-20 luglio 2011

Mi stupisce una media voto piuttosto bassa per questo romanzo. Questo é un romanzo di buon livello, una nuova esplorazione delle ferite e delle contraddizione di Israele, ma soprattutto un "trancio di vita", unesplorazione di personaggi che - prima ancora di essere ebrei - sono umani, a tutto tondo. Yehoshua ha quindi mano felice, ripone ambizioni particolari al di l delle tematiche legate al suo paese di provenienza e regala - so che é un p strano dirlo di questo scrittore considerato "impegnato" - dellottimo intrattentimento intelligente

La bruttezza della perfezioneDi k. linda-23 marzo 2011

Amo molto questo scrittore e ho letto buona parte dei suoi romanzi. Ne apprezzo sempre lo stile, curato, preciso, metodico, i libri scorrono via lisci, le ambientazioni sono suggestive... Ma qui si ha la perplessità che il lavoro sì, sia stato fatto a regola d'arte, ma manchi proprio "quel" guizzo nella trama che lo faccia passare dalla categoria del "si lascia leggere" a "bello". Non so, m'è parso sicuramente il meno riuscito dei libri finora letti dell'autore, quindi non lo consiglio certamente come primo libro da cui iniziare. Se per completezza lo si vuol leggere ben venga, ma lo trovo oserei dire superfluo.

Un Yehoshua un po' nebulosoDi C. MIRELLA-2 novembre 2010

Ho trovato questo romanzo non all'altezza delle precedenti prove di Yehoshua; anche io ho avuto l'impressione di un romanzo non finito: i personaggi sono evanescenti, non incisivi e a volte addirittura antipatici. Si ha l'impressione che dietro ogni dialogo, ogni descrizione si debba leggere un altro messaggio. Negli altri romanzi ho molto apprezzato la capacità dell'autore di indagare l'animo femminile ma in questo le figure femminili hanno poco spessore, anche la protagonista alla fine risulta poco credibile e non conquista il lettore. L'unico personaggio "riuscito" è forse il cognato, che incarna con la sua triste vicenda il malessere e la disillusione di un intero popolo.

PerplessaDi S. Patrizia-8 ottobre 2010

E' una delle rarissime volte in cui mi è difficile dare un giudizio su un libro; anche dopo aver atteso per pagine e pagine che questo prendesse una forma che mi consentisse di avvicinarmi veramente alla storia,e averlo terminato, non saprei dire cosa mi è rimasto.Condivido una recensione precedente in cui è come se ci fosse qualcosa di incompiuto, di non compreso fino in fondo.I riferimenti, la simbologia, i caratteri dei personaggi, nonostante la scrittura non si possa veramente criticare,è come se fossero sfocati, difficili da assimilare ed è come se il libro volesse "mantenere le distanze", impedendo al lettore di condividere il dolore profondo di una perdita e della cultura che lo circonda.

Fuoco amicoDi R. Emanuele-3 ottobre 2010

Dopo questa lettura rimane la sensazione che "il libro non sia finito". E questo è forse tratto migliore del romanzo. Mi piace l'idea di una storia che viva e continui, da qualche parte, senza che io possa leggerla o conoscerla altrimenti. E' come se si trattasse proprio di una storia vera: la storia di alcune delle molte persone con le quali la nostra vita s'intreccia, casualmente, per qualche ragione, per qualche breve momento, per poi allontanarsene. Nello stesso tempo mi sento come una pettegola delusa: troppi nodi verranno al pettine (forse) lontano dai miei sguardi. Complessivamente però questo romanzo non mi ha entusiasmato: alti e bassi sui toni dei grigi, fili narrativi di una esilità (?) poco esaltante.