Fuga da Bisanzio di Iosif Brodskij edito da Adelphi
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Fuga da Bisanzio

Editore:

Adelphi

Edizione:
7
Traduttore:
Forti G.
Data di Pubblicazione:
15 Giugno 1987
EAN:

9788845902505

ISBN:

8845902501

Pagine:
243
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4 di 5 su 2 recensioni

Un poeta che scrive saggi su altri poetiDi l. emanuela-23 Maggio 2012

Fuga da Bisanzio è una collezione di brevi saggi descritti con una profondità straordinaria. Il primo tra questi è il malinconico ritratto della propria famiglia di origine che racchiude, forse, tutta la sofferenza e la tristezza che hanno caratterizzato l'ex unione sovietica. Proseguonoe i suoi ricordi con pagine profonde e appassionate su Pietroburgo e Bisanzio, su Auden e Achmatovam. Lo ritengo un libro semplicemente straordinario.

Fuga da BisanzioDi S. John-20 Novembre 2010

Ci sono pagine molto belle e struggenti, soprattutto quelle in cui descrive la sua città natale, San Pietroburgo, quelle in cui parla della sua infanzia e della sua adolescenza e quelle in cui ricorda i genitori (In una stanza e mezzo) che ha dovuto abbandonare, vecchi e malati, quando fu costretto dalle autorità sovietiche ad emigrare negli USA. Molto toccante è anche la motivazione che dà della sua scelta di scrivere i suoi testi in prosa nella lingua del paese d'adozione: Quando uno scrittore ricorre a una lingua che non sia quella materna può farlo per necessità, come Conrad, o per una divorante ambizione, come Nabokov, o per arrivare a un estraniamento più profondo, come Beckett... Scrivo tutto questo in una lingua diversa dal russo perché vorrei assicurare loro i suoi genitori un margine di libertà: un margine la cui ampiezza dipende dal numero di persone che possono aver voglia di leggere queste pagine... Scrivere di loro in russo significherebbe soltanto ribadire la loro cattività, assecondare soltanto la condanna alla perdita della personalità, fino all'annientamento meccanico... In russo posso leggere, scrivere versi o lettere. Ma per Maria Volpert e Aleksandr Brodskij occorre un'altra lingua, una lingua che almeno prometta una parvenza di vita dopo la vita, forse l'unica possibile, se si esclude la mia, quella che sto vivendo. E per quanto riguarda quest'ultima, scrivere in un'altra lingua è come fare i piatti: fa bene alla salute, è terapeutico.