Il frutto del peccato

il libro si presenta scritto molto male, poco curato nella sintassi come anche nella parte tematica. il soggetto in sè appare valido, questo è sicuro, ma la vera pecca è aver avuto fretta di pubblicare. io avrei come minimo atteso tempi più maturi, vuoi per una vena artistica latente, ancora da mettere alla prova, vuoi per poter fare più ricerche e produrre un'opera di genere che fosse più soddisfacente. non mi piace parlare di genere letterario, ma la science fiction presuppone di essere più credibile di quanto lo sia un articolo di cronaca e qui di credibile c'è molto poco, perché manca una struttura salda, sia linguistica che no, a sostenere il tutto. il romanzo però ha del buono. se vogliamo andare proprio al nocciolo della questione, diremo che la visione dell'autore, di quello che è - filosoficamente o meno - il frutto del peccato dell'uomo - è qualcosa di ineludibile, perchè il sentimento d'amore, come spiega Talete - l'unico personaggio che si salva veramente tra tutti quelli creati dal Lodigiani - è quello che si ha reso ciò che siamo, quello che ci ha dannato, perchè se la gente ama, ovviamente odia e le conseguenze le conosciamo. in effetti è davvero Talete la creatura più interessante e forse la meglio delineata del romanzo, ma il Lodigiani pecca sicuramente nella mancata forza evocativa, pecca per via di una scrittura elementare, di una costruzione del romanzo molto approssimativa, troppo approssimativa per la forte carica filosofica che invece lo pervade!il Lodigiani ha toccato molti tasti sensibili, ma per la fretta di pubblicare, a mio avviso, li ha sfiorati solo molto superficialmente, offrendo alla fine un prodotto piuttosto criticabile. di buono c'è il fatto che si trattava, per l'autore, della prima vera prova. si spera che il tempo e l'esercizio scrittorio, riescano a donare più lustro alla sua scrittura, la quale dovrà incanalarsi certamente in uno sbocco personale più maturo che eviti di farlo passare per uno scrittore dodicenne.