Fratelli di Carmelo Samonà edito da Sellerio Editore Palermo

Fratelli

Collana:
La memoria
Data di Pubblicazione:
13 novembre 2008
EAN:

9788838923395

ISBN:

8838923396

Pagine:
180
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Trama Fratelli

Fratelli venne pubblicato nel 1978 e diventò subito un caso editoriale. L'autore, noto ispanista, era alla sua prima prova narrativa e le 30.000 copie della tiratura andarono immediatamente esaurite mentre critici come Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Alfredo Giuliani lo accolsero come un capolavoro. "Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della città, con un fratello ammalato". In una vasta casa di una città imprecisata vivono due fratelli. È il più grande a raccontare, l'altro è affetto da disturbi che riguardano "l'attività del pensiero" che non vengono comunque mai precisati, il ricovero in ospedale, predisposto da anni, "sembra di là da venire". Il rapporto tra i due è tormentato, la comunicazione è difficile, fatta di poche parole, di molti sguardi, silenzi, contatti fisici - il fratello maggiore accudisce l'infermo, lo lava, lo veste, lo segue da una stanza all'altra del grande appartamento, semivuoto di mobili, colmo comunque di ricordi, "arnesi dall'uso incerto" che "interrompono, di tanto in tanto, la sequenza dei vuoti", residui di una intimità familiare ormai perduta.

Prodotto momentaneamente non disponibile
€ 11.00

Inserisci la tua e-mail per essere informato appena il libro sarà disponibile

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
3 di 5 su 2 recensioni

TortuosoDi G. Lino-23 maggio 2012

La vicenda umana di due fratelli legati dal destino, uno dei quali affetto dalla malattia più ossessiva della storia della medicina: la schizofrenia. Il tema principale è il rapporto, molto caritatevole, ma altrettanto difficile, tra questi due fratelli. E' un testo difficile, forse non sono riuscito a comprendere fino in fondo il genere di comunicazione che il fratello normale aveva inventato per loro.

Quando la parola è carne fraternaDi T. Alessandro-16 settembre 2010

Chi scrive è il savio: “Vivo in un vecchio appartamento, nel cuore della città, con un fratello ammalato”. È in una dimora cava, vuota, in silente decadenza che due figli dello stesso sangue s’incontrano. Carcere proprietario, sede d’afonia, regno del magico “facciamo che io ero”, la casa è teatro pirandellianamente inallestito: “Le stanze sono ampie, le suppellettili rare. Arnesi dall’uso incerto interrompono, di tanto in tanto, la sequenza dei vuoti: penombre di velluti, strani pezzi d’argento, miniature in legno e avorio, bracieri, armature di latta, porcellane”. Residui d’intimità in trasloco tra “poltrone ricoperte di teli”, “finestre spoglie”, “letti allineati e ridotti a brande”. È un assito in cianfrusaglia il luogo d’apparenza in cui due ombre si con-fondono d’appartenenza. Nome, età, fisici dettagli: d’esse tutto sfugge perché nulla sfugga. Samonà porta in scena due corpi che son due voci che son due mondi. E li costringe a confrontarsi. “Il tema è praticamente uno solo: la ricerca dell’altro”. Si legga il romanzo come testimonianza d’una convivenza col disagio e sarà racconto dotto di chi vive col malato. Oppure si guardi meglio: Samonà racconta d’uomini ma allude a come gli uomini raccontano. È un confronto in carne tra modi d’espressione “Fratelli”: in esso sibili, sospiri, ammicchi son parole; braccia, gambe, occhi son discorsi; legami, fughe, strazi sono storie. In esso due fratelli son linguaggi. Così il folle delle vie traverse, degli scavi d’unghia, delle dimore d’aria s’esprime per distonie insane, metafore indiscrete, digressioni improvvide: Con “una parola e un’occhiata, una parola e uno schiocco della lingua, un gesto inverso alla parola o un incrocio di due parole opposte dal suo corpo affiorano piccoli universi aleatori, nei quali si trasferisce anche per lunghi periodi”. Mentre il saggio dal passo retto, dalla mano ferma, dalla mente lucida, sopravvive “con l’aiuto d’una biro e d’una buona dose di fogli bianchi”: “invaso dai percorsi incrociati, stretto negli scompensi e nei dislivelli, trascinato, sospinto, sballottato dall’autentico al doppio, mi organizzo il mio piccolo recinto di annotazioni e commenti. Qui mio fratello non è presente. Solo a me spetta documentare o inventare, saggiare ipotesi o limitarsi ai dati. Quando il foglio è immobile e bianco sullo scrittoio posso tutto”. Ecco “Fratelli” di Samonà: è il contrasto tenero e rabbioso, crudele e sospensivo, perverso e limaccioso tra causalità stagnante e casualità apparente, tra coscienza ferma ed infermità incosciente, tra irreale in scena e reale o-sceno. Tra quel falso vero e vero falso dalla cui mistura si genera e dipende la misera grandezza della parola letteraria.