Forse sogno di vivere. Una bambina rom a Bergen-Belsen
- Editore:
Giuntina
- Collana:
- Schulim Vogelmann
- A cura di:
- K. Berger
- Traduttore:
- Paventi E.
- Data di Pubblicazione:
- 25 gennaio 2007
- EAN:
9788880572763
- ISBN:
8880572768
- Pagine:
- 82
- Formato:
- brossura
- Argomenti:
- Biografie: personaggi storici, politici e militari, Genocidi e pulizia etnica
Descrizione Forse sogno di vivere. Una bambina rom a Bergen-Belsen
Reduce dalla deportazione ad Auschwitz e Ravensbrück, l'undicenne Ceija Stojka giunse nel campo di concentramento di Bergen-Belsen al principio del 1945. Vi sarebbe rimasta - insieme alla madre e ad altri parenti - fino all'aprile dello stesso anno, quando il lager venne liberato dai soldati dell'esercito britannico. Di lì a poco poté intraprendere il lungo viaggio per tornare nella sua città, Vienna. Dopo oltre mezzo secolo, l'ormai settantenne Ceija Stojka ricorda i mesi trascorsi a Bergen-Belsen. Descrive senza enfasi la spaventosa quotidianità - l'onnipresenza della morte, il tormento della fame, le violenze subite, la ferma volontà di sopravvivere - e ce ne restituisce un'immagine vivida. Pur avendo visto di quali crudeltà gli esseri umani sono capaci, le parole di Ceija Stojka non tradiscono odio né amarezza. Da esse traspare piuttosto un ostinato interrogarsi su un aspetto: come hanno potuto, tanti uomini, mettersi così ciecamente nelle mani di un altro uomo, di un regime sanguinario? Il suo racconto non fornisce risposte al riguardo ma trae esplicitamente origine da una impellente necessità: ricordare per combattere la sopraffazione e l'oblio, poiché ciò che è stato può ripetersi.
Recensioni degli utenti
Bergen-Belsen.-11 luglio 2011
Una bambina e sua madre, sono libere, il soldato Inglese regala loro la possibilita' di vendetta contro l'uomo SS che tento' di annientarle; ma e' un essere umano pensano le due donne rom, noi non faremo a lui quello che lui ha fatto a noi. A Bergen-Belsen, la bambina mangiava stracci, corde, erba, pezzi di coperte o frammenti di pettini per calmare la fame. Questa bambina vide compagni di prigionia mangiare escrementi, terra, oppure parti di corpi umani in decomposizione. Dormiva su un pavimento nudo e freddo, tra sporcizia ed escrementi umani, riparandosi dalle intemperie coi cadaveri di altri sventurati come lei. Perse suo padre e suo fratello dei Lager, eppure, non riesce ad odiare l'aguzzino, il suo torturatore. Non lo perdona, ma non vuole che soffra come ha sofferto lei. Dopo anni di una esistenza indescrivibile a parole, i prigionieri riuscirono ad avere la forza di non odiare, di non provare quel sentimento di pura follia che creo' questi centri di ingiustificata e ripugnante offesa alla dignita' umana.