La Folie Baudelaire. Ediz. italiana di Roberto Calasso edito da Adelphi
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La Folie Baudelaire. Ediz. italiana

Editore:

Adelphi

Data di Pubblicazione:
22 ottobre 2008
EAN:

9788845923265

ISBN:

8845923266

Pagine:
425
Formato:
brossura
Argomenti:
Letteratura, storia e critica: poesia e poeti, Prosa letteraria
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Descrizione La Folie Baudelaire. Ediz. italiana

Al centro di questo libro si trova un sogno, l'unico che Baudelaire abbia raccontato. Entrare in quel sogno è immediato, uscirne difficile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo Baudelaire ma ciò che lo circonda. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e due altri che solo attraverso Baudelaire possono svelarsi: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perfido e illuminato, Baudelaire si era costruito un "chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso", che chiamò "la Folie Baudelaire" (folies era il nome settecentesco di certi padiglioni dedicati all'ozio e al piacere), situandolo sulla "punta estrema del Kamcatka romantico". Ma in quel luogo desolato, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visitatori. Anche i più opposti, da Rimbaud a Proust. Anzi, sarebbe diventato il crocevia inevitabile per ciò che apparve da allora sotto il nome di letteratura. Qui si racconta la storia, discontinua e frastagliata, di come "la Folie Baudelaire" venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni. Un storia fatta di storie che tendono a intrecciarsi, e per alcuni decenni ebbero come sfondo le stesse strade di Parigi.

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3 di 5 su 4 recensioni

Parigi ottocentescaDi R. Lidia-29 marzo 2012

Quello che ci aspetta in questo saggio è un magnifico excursus a Parigi, la Parigi dei poeti maledetti e del Decadentismo. Baudelaire, in realtà, è quasi un di più, un filo rosso che ci trascina lungo la lunga notte di fine ottocento che ha reso immortale la letteratura francese. Affiorano qui, oltre a quella di Charles Baudelaire, i profili di altri artisti, Ingres, Degas, Verlaine e Rimbaud, colti nelle loro minime o, più spesso, massime follie. Si coglie anche il volto umano di Baudelaire, il complicato rapporto con la famiglia, la sua perenne fame di denaro, la voglia immarcescibile di stupire e scandalizzare. La scrittura di Calasso, poi, rende ancor più affascinante il percorso.

La folie BaudelaireDi S. Silvia-11 ottobre 2010

Per carità, ottima lettura, ce ne fossero di libri così, ma esattamente dove sta l'originalità di queste pagine? Ritrovo i cardini letterari dei miei vent'anni, l'adorato Baudelaire (giustamente Calasso rivaluta le prose degli Scritti sull'arte e attinge alle lettere), la Decadence, Delacroix e Guys, il mitico Costantin Guys pittore della vita moderna, il livore di Rimbaud, le ambizioni di Valery. Chiaramente è Calasso: buona erudizione, frequentazione abituale delle fonti. Eppure alla fine il libro è *solo* una passeggiata colta nella Parigi decadente. Su Baudelaire c'è davvero pochino che chi lo ama non sappia già, e manca una tesi di fondo se non quella, già nota, di Sainte-Beuve. Mi chiedo se l'autore non fosse stato Calasso, questo materiale sarebbe stato più che una documentata dissertazione accademica?

Letto tutto d'un fiatoDi p. simone-23 settembre 2010

Calasso mi ha permesso di entrare nell'atmosfera culturale della Francia di Baudelaire e degli artisti che in quell'epoca scrivevano, dipingevano o componevano. Riesci a comprendere il significato di parole come modernità e decadenza e cosa sia stato o non sia stato Baudelaire per i contemporanei. Intuisci la grandezza e l'innovazione di questo grande artista e di tanti altri dell'epoca e come dopo di loro la società non sarà più quella di prima, perchè cambiano impercettibilmente il significato delle cose, i pensieri e la visione della realtà.

Meno ostentazione e più sostanzaDi s. gino-15 gennaio 2009

I tasselli che formano questo libro sono come le losanghe di una veste d'Arlecchino. Ognuna, presa per se stessa, è raffinata, brillante, talvolta preziosa, ma ciò che ne risulta è un insieme di elementi discontinui, a volte caotici, che affaticano il lettore e che quasi nulla di nuovo ci dicono su Baudelaire. Nè molto ci dicono, del resto, del rapporto fra il poeta e i Délacroix, gli Ingres, i Manet, i Dégas, i quali sembrano convocati un po' alla spicciolata, non tanto per un confronto delle rispettive concezioni estetiche quanto per consentire al Calasso di mettere in mostra conoscenze che pur essendo di una vastità e di una varietà veramente straordinarie appaiono, in alcuni casi, semplicemente esibite, ostentate, in quanto mancanti di un legame di necessità con l'assunto del libro.