Filologia dell'anfibio. Diario militare
- Editore:
Laterza
- Collana:
- Contromano
- Data di Pubblicazione:
- 2 luglio 2009
- EAN:
9788842090366
- ISBN:
8842090360
- Pagine:
- 234
- Formato:
- brossura
- Argomenti:
- MEMORIE, Letteratura, storia e critica: letteratura dal 1900
Descrizione Filologia dell'anfibio. Diario militare
Già il destino di essere nati non è privo di stranezza, ma all'interno della condizione umana vi è qualcosa di più strano: il servizio militare. Michele Mari racconta in queste pagine la sua esperienza da recluta nella caserma Gaetano de Cordevolis di Como, nell'Anno del Signore 1979. Le sue descrizioni della vita in un C.A.R. (Centro Addestramento Reclute), lucide e visionarie al tempo stesso, sono pervase dal sentimento agghiacciato del neofita a contatto con una realtà incomprensibile e aliena, eppure rese lievi da un'ironia classificatoria e da un incongruo furore filologico, dissacrante, che tiene a distanza le cose usando le lunghe pinze di una lingua e di uno stile arcaici e preziosi, capaci di far risaltare all'ennesima potenza la surreale assurdità del tutto. Ecco allora la minuziosa disamina del cubo e delle intrinseche motivazioni per cui l'istituzione militare lo idolatra a tal punto; l'epico resoconto della fila alla mensa di mezzogiorno e della corvè in infermeria; la quotidiana lotta con l'armadietto zeppo da esplodere, l'addestramento con le armi, gli oscuri dilemmi sui gradi e le gerarchie militari, le celle di rigore e l'adunata, la libera uscita e l'attesa delle "destinazioni": tutti i riti e i tic di quell'"enorme, flagrante demenza, non priva di una sua astuzia tignosa, che è l'istituzione militare".
Recensioni degli utenti
Filologia dell'anfibio-21 febbraio 2011
Cosa non farei per leggere più spesso simili capolavori! Come si evince dal titolo, Mari osserva la realtà tangibile, nel caso di specie la propria esperienza concreta di un mese di C. A. R. A Como, anzi di due mesi perché al termine del primo mese scoprì il suo prolungamento di ulteriori trenta giorni, senza che nessuno glielo avesse mai fatto sapere, che viene esplorata ed illustrata al fine di coglierne il senso. E la conclusione cui giunge è che il senso della vita militare, illogica ed assurda, è proprio il suo non senso; anzi, il non senso della vita militare è ciò che costituisce la sua forza, perché la rende intoccabile, liturgica e indecifrabile come una religione. Si potrebbe pensare che la scrittura aulica e barocca del prof. Mari contrasti con la materia trattata, in cui la vita militare, oltre che irrigidita in formalità assurde (la procedura da seguire quando si fanno le guardie, le parole da pronunciare ed i gesti da compiere se uno si avvicina incautamente al povero milite costretto a stare lì impalato per ore con il fucile in mano è un tipico esempio di formalismo inutile), è caratterizzata da episodi, facilmente immaginabili, a dir poco goliardici; penso che la diversità e la lontananza tra forma e contenuto sia proprio il quid che contraddistingue questo libro e che ne rende interessante la lettura, che è risultata godibile soprattutto nella parte finale. Mi ha colpito l'uso esagerato dei due punti, che ricordo la maestra alle elementari mi insegnò avessero funzione meramente esplicativa, e si raccomandava di non usarne più d'uno in uno stesso periodo. Mari li usa ripetutamente, credo come vezzo linguistico. Non imparerò mai le gerarchie militari, cui Mari ha dedicato un intero capitolo: sono proprio allergica alle gerarchie.
Filologia dell'anfibio-7 novembre 2010
Preso in mano diverse volte mossa dall'ostinazione alla fine ho issato bandiera bianca. Nonostante l'arguzia e l'ironia mescolate ad un aulico linguaggio il narrato è di letale pesantezza. Potabile per chi ha tempo da spendere e pochi libri 'in panchina'. Io no.