Film. Seguito da Commedie brevi di Samuel Beckett edito da Einaudi

Film. Seguito da Commedie brevi

Editore:

Einaudi

Traduttore:
Andreolli M. G.
Data di Pubblicazione:
1985
EAN:

9788806584207

ISBN:

8806584200

Pagine:
139
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5 di 5 su 1 recensione

Capolavoro filmico incartato in volumeDi T. Alessandro-17 Settembre 2010

«Assente, sempre. Tutto è successo senza di me. Non so cosa sia successo». E, agro: «Non ci sono mai stato». Assente dalle sue fortune è Beckett, come ricorda scrivendo Alan Schneider: «Tutte le sue opere teatrali, produzioni per la radio o la TV, vengono prima rifiutate, derise, ignorate. Poi, esaltate come classici». Ed allora leggere "Film" e come scorgere l’opera e, d’improvviso, il suo autore: d'un tratto, sul calare del buio al fioco di lampada, un uomo grigio di testa e celeste negli occhi, di fisico smilzo, grinzoso di rughe, con passi lenti ma fermi s'è accomodato. In leggero ritardo sul mio sfiorare la pagina, ha preso posto di sbieco. A non voler disturbare. Leggere "Film" è come aver seduto accanto Samuel Beckett. «È questo che dico sempre, mi tornerà in mente, è questo che trovo meraviglioso, tutto ritorna in mente. Un bel giorno, quando meno te lo aspetti, ritorna a galla. È questo che trovo meraviglioso» deve aver pensato Beckett, in riflessione silente sui vecchi giorni felici della sua vita, “partorita a cavallo di una tomba”. «Queste vecchie riesumazioni sono lugubri, ma spesso mi sono…d'aiuto prima d'imbarcarmi in una nuova…retrospettiva» pare, a questo punto, aver biascicato l´inatteso frequentatore della mia stanza, sbirciando il volume teso nelle mie mani. Leggere, dunque guardare: una palpebra dal tempo piagata, un occhio fermo che osserva. «Sssh», è "Film", il cortometraggio newyorkese del 1964, in forma lettura. Sei pagine di sceneggiatura, "sconcertanti abbastanza se non del tutto incomprensibili" (Schneider), recitate da quel che restava di Keaton. Passi su passi, in nessun luogo. Passi su passi, col volto celato a sinistra nel muro. Passi su passi, ostinatamente da solo. Per una strada diritta. Dell´uomo braccato il retro del capo, un lungo soprabito scuro, il bavero alzato. In testa un cappello, nella mano sinistra una borsa. Comicamente furioso s´affretta, volta un angolo, inciampa nel misero d'una coppia stupita. Prosegue. Fino a una porta, l´entrata, le scale. Una fragile vecchia appare al pianerottolo inferiore. Porta un cesto di fiori. Malferma, poggiata alla ringhiera, s´imbatte in chi osserva. S´accascia. L´inseguito di prima è già su per le scale. La chiave, la serratura, la stanza. Questo corpo di spalle, nero più del nero d´un´ombra, ispeziona il locale. Un cane e un gatto lo fissano. Un pappagallo e un pesce lo fissano. Dio Padre lo fissa. Ancora: lo specchio in cornice, gli intarsi di sedia, i buchi nel muro. Allora coprire, cancellare, cacciare. Serrare, strappare, schiacciare. Fino a che ogni sguardo ostinato, petulante, sgradito non risulti assente lontano. A questo punto la preda è seduta. Dalla borsa la cartellina, dalla cartellina le foto. Dalle foto i ricordi. Contemplati, carezzati, poi distrutti. Il dondolio della sedia che cessa. Un sussulto, una mano sul bracciolo in tensione. L'avvistato è di faccia, d´improvviso il suo volto: «A poco a poco quello sguardo». Vittima e carnefice, una sola persona. Scrive Beckett: «Soppressa ogni percezione estranea, animale, umana, divina, la percezione di sé continua ad esistere. Il tentativo di non essere, nella fuga da ogni percezione estranea, si vanifica di fronte all'ineluttabilità della percezione di sé». Dura pochi minuti la lettura di “Film”, ma ti rimane nell'animo. Resa intensa di nuovola luce, voltarsi e non scorgere più l'ospite straniero in platea. «Ho forse dormito mentre gli altri soffrivano? Sto forse dormendo in questo momento? Domani, quando mi sembrerà di svegliarmi, che dirò di questa giornata?». Dirò d'aver veduto Beckett. E d'averlo sentito mormorare a spettacolo concluso, intento alla fuga dal chiarore: «È stato piacevole sentirsi ricordare tutto ciò che una volta sapevo…e ho dimenticato».