Figli delle catastrofi. Ribelli e rivoluzionari di Giorgio Panizzari, Tino Stefanini edito da Milieu
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Figli delle catastrofi. Ribelli e rivoluzionari

Editore:

Milieu

Data di Pubblicazione:
14 novembre 2019
EAN:

9788831977326

ISBN:

8831977326

Pagine:
195
Formato:
brossura
Argomenti:
Reati e criminologia, Terrorismo, lotta armata
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Descrizione Figli delle catastrofi. Ribelli e rivoluzionari

"Eravamo quelli della Comasina. I più compatti, uno per tutti, tutti per uno. Solidali, con le regole della vecchia ligera, pronti a essere pestati a sangue nelle camere di sicurezza, senza proferire una parola. Non c'era posto per i deboli: chi se la cantava, era destinato a sparire." Scritto a quattro mani da due figure di spicco del mondo che si muoveva oltre il limite della legalità negli anni settanta, alternando un racconto milanese con uno torinese, Figli delle catastrofi affronta spaccati di vita segnati fortemente dalla ribellione: Stefanini è stato un bandito e ha fatto parte della più importante batteria di quagli anni: la banda Vallanzasca, protagonisti di rapine e conflitti a fuoco che hanno segnato in maniera indelebile la cronaca. Panizzari è stato uno dei fondatori dei Nuclei armati proletari, il suo nome era nell'elenco dei 13 prigionieri di cui le Brigate rosse avevano chiesto la liberazione in cambio del rilascio di Moro. Alternando le due voci, in un dialogo di ricordi serrato e veloce come il più accattivante dei noir, "Figli delle catastrofi" narra gli enormi cambiamenti nel sottobosco della malavita, con tanta azione e le riflessioni profonde di chi quel mondo lo ha attraversato. Uno spaccato di cronaca e di storia recente che è al tempo stesso una lettura di vite condotte sul margine, a cui è difficile rimanere indifferenti.

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2 di 5 su 1 recensione

ANNI 70Di L. PIERFRANCESCO-5 ottobre 2021

Sono 2 storie separate che poi si intrecciano nel finale. Due storie ordinarie di malavita, con questo senso di ineluttabilità, non viene mai, per entrambi i protagonisti, indicato un punto di svolta, un momento nel quale il protagonista decide della sua vita, tutto sembra dipendere da un destino immanente. L'aspetto politico di Pannizzari poi, a parte le storie ascoltate da bambino dei vecchi partigiani, è inesistente, Tutto sommato non sono loro i Banditi senza Tempo.